Stai consultando: 'Carta Idrografica d'Italia Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata', Ministero di Agricoltura Industria e Commercio

   

Pagina (58/223)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (58/223)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   50
   irono sempre e vie più brevi e più declivi; quindi diviene un assioma che ogni scaturigine riceva prima il tributo dei luoghi più vicini e poi man mano di quelli più lontani; ossia che, tranne nel caso ili speciali condizioni stratigrafiche delle roccie da attraversare, non vi sono incrociamenti o sottopassaggi dei filetti acquei sotterranei.
   Però è ovvio eziandio che quei potenti sollevamenti che rialzarono le grandi catene di monti, ebbero non solo vari centri di maggiore energia, ma anche diversi assi, i quali internamente produssero contropendenze trasversali convergenti verso le valli e linee di pendenze longitudinali simili a quelle che t'ormano i displuvii esterni.
   Le acque sotterranee devono perciò scorrere come le superficiali, cioè su tante coppie trasversali di versanti inlerni opposti, per raccogliersi negli avvallamenti longitudinali, quando sotto le roccie permeabili stanno quelle impermeabili, o quando vi raggiungono i livelli dei recipienti generali.
   Nella regione che esaminiamo vi fu un asse di sollevamento lungo la Majella, al quale corrisponde ora parallelamente la valle dell'Aventino; ed un centro pure di sollevamento che interessò gli altipiani, provocando in essi pendenze irradianti verso il Sangro, verso l'Aventino stesso e verso il Gizio.
   Le acque sotterranee quindi di questi altipiani possono riversarsi nei detti tre fiumi, mentre quelle della Majella devono ripartirsi fra il Pescara e l'Aventino. Ma non concorrendo gli altipiani al Sangro, rome risultò dalla portata delle sue sorgenti, il loro tributo sotterraneo rimarrà ripartito fra gli altri due fiumi e cosi mentre il bacino del Velia potrà fluire completamente nel Pescara, non costringendo questo ad assorbire tutto il tributo della parte della Majella che vi spiove, il Gizio consumerà il maggior tributo degli altipiani, ed all'Aventino resterà una parte esterna della medesima Majella ed il rimanente degli altipiani stessi.
   La ripartizione, o meglio il campo di alimentazione dei tre gruppi di scaturigini dell'Aventino può ili conseguenza delimitarsi nel seguente modo:
   1 La sorgente Capo ili Fiume è alimentata dagli altipiani e da piccola parte della Serra Malvone. che è il principio del gruppo della Majella. Vi concorre inoltre il monte Secine et 11 i suoi contrafforti. E inutile indicare coefficienti, perchè da quanto abbiamo già detto, si sa non solo che la superficie è sufficiente, ma anche.che la proporzione dell'assorbimento dev'essere -assai forte, altrimenti si formerebbero in quei bacini chiusi allagamenti molto più potenti di quelli che vi si formano ora transitoriamente, i quali, perdurando alquanti mesi dell'anno, non accumulano neppure tntla la pioggia che su essi direttamente cade, la quale darebbe loro un'altezza superiore a quella che raggiungono mediamente.
   Essi infatti raramente superano km* ii in superficie, con altezza media ili m. 1, ossia non accumulano mai più del -1 per cento dell'acqua piovuta sul bacino scolante. La rimanente si disperde preponderantemente per infiltrazione e in piccola parte per evaporazione, molto debole 11 quelle altitudini.
   Ricordiamo incidentalmente come sia opinione molto diffusa che i lugli predetti alimentino la sorgente Capo di Fiume e vi inducano le forti variazioni di portata. Sarebbe quasi superfluo dimostrare l'inverosimiglianza di tale concetto, non essendo paragonabili tra loro le cause, modeste nel caso presente, e gli efletti, relativamente potenti; ma per distruggere antiche tradizioni erronee, è bene dirne qualche cosa.
   1 detti laghi, capaci di immagazzinare appena due milioni di metri cubi di acqua nelle stagioni più piovose, potrebbero dar luogo tutt'al più ad una sorgente perenne di 03 litri al I, se la loro acqua in nessun altro modo si disperdesse e scorresse modulatamente; mentre la sorgente Capo di Fiume ha 800 litri di portata al I' nelle forti magre. I laghi medesimi inoltre non si formanj) tutti gli anni con le stesse dimensioni, nè hanno sempre uguale durala, raggiungendo nelle annate di siccità appena le modeste proporzioni di acquitrini, e perdurando non di rado soltanto dal di-