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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209
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arco verso l'est e si mantiene sul dorso di una serie di colline poco elevate, passando per i villaggi di Colli e Colledoro, pel colle Scaricasale (m. 620) e pel monte Giove (ni. 74-9) che è l'ultima vetta discretamente alta.
Questo monte è per noi rimarchevole perchè da esso cessa il contatto col bacino del fiume Vomano, che era cominciato fin dal monte Portella, e comincia quello col Piomba, torrentello asciutto in estate e miseramente dotato nelle altre stagioni.
Al detto monte succedono, quali punti caratteristici dello spartiacque, d'ora in avanti diretto sempre all'est, i colli Cellino (m. 650), Muraglie (m. 501), Verde (m. 450), Zuccheroni (m. 354), Sale (m. 374) ed ultimo quello su cui sta Città Sant'Angelo (m. 320), dopo il quale più non vi sono che alcune basse colline e poi il mare.
Il Fino può dirsi che cominci dal monte Camicia, uno dei più alti monti ad est della catena del Gran Sasso d'Italia, sebbene spinga qualche ramo alquanto più al sud est, e propriamente al monte Stella che fa parte di quella diramazione montuosa che s'inoltra fino al Tavo, costringendolo al suo principio ad una forte ripiegatura,. Le vette di questa diramazione sono i monti Ore-moggia (m. 2321), Siella (m. 2033), al quale soltanto giungono i rami del fiume Fino, mentre quelle successive che ora nomineremo e che formano come una specie di cuneo attorno a cui gira il Tavo, spiovono in questo da ogni versante. Sono esse il monte San Vito (m. 1900) e il monte Guardiola (m. 1828) oltre una lunga e sottile serra, che termina quasi a picco sul Ietto del fiume, concorrendo a stringerlo in una dirupatissima gola, in molti luoghi impraticabile.
La linea adunque che separa i bacini del Tavo e del Fino, comincia dal monte Siella, passa sulla Costa del Mulo, a ridosso ed all'ovest di Farindola e segue quasi la strada rotabile che da questo paese conduce a Penne, staccandosene appena per ascendere al Piano di Cupola (in. 452) e al colle di Sant'Elmo (m. 519). Da Penne in giù non tanto fàcilmente può delimitarsi tale linea, proseguendo essa su colline più basse e più arrotondate, anzi quasi piane iti cima, senza nome e senza caratteri speciali. Di queste sono note soltanto quella della Stella (m. 305), al nord-ovest di Loreto Aprutino e quella di Campotino (m. 191), quasi sul punto di confluenza.
Con questi ultimi cenni rimane chiusa la delimitazione del bacino del Salino e delle sue parti principali, con la quale si è in qualche modo descritto l'andamento generale dell'orografia.
Converrebbe ora entrare in qualche particolare per offrire un'idea più chiara delle condizioni della regione; ma nessun interesse presentando la parte di bacino che sta nella regione delle colline, ove non vi sono sorgenti, né circolazione sotterranea, e poca pure avendone la parte posta fra gli alti monli, ove le industrie non andranno certamente a cercare la sede; ed inoltre nessun fenomeno idrologico trovandovi spiegazione, potrà farsi a meno di altri cenni orografici, tanto più che nella descrizione delle sorgenti e in quella geologica si dovrà accennare alla forma esterna delle parti più caratteristiche del bacino.
Aggiungiamo soltanto che, risalendo il corso del fiume, dal mare alle origini, esso può dividersi in due tronchi con caratteri ben diversi; uno, fino presso Farindola, compreso nella zona delle colline, non presenta accidentalità degne di note; l'altro, da Farindola in su, racchiuso fra gli alti monti, con alte e dirupate sponde, rovinate da estese frane, in gole strettissime ed orride, segna una continua successione di salti e di rapide, interrotta appena ogni tanto da qualche ripiano vallivo.