e morenti; ma, prima di morire, il padre potè parlare, nonostante che le parole spesso gli sfuggissero dalla gola squarciata. Egli parlò, e tanta strage non rimase senza vendetta. Mentre esprimeva col torcer degli occhi, coi fremiti, la sua cupa disperazione per quell'ecatombe di tutta la sua stirpe, egli potè rivelare i nomi dei principali carnefici, e i suoi terribili sospetti su colui che aveva, di lontano, meditata e preparata la strage.
La giustizia procedè inesorabile. Tutti gli assassini e il loro mandante furono arrestati e condannati alle pene più gravi.
Il capo della banda era Riginaldo Scaricarci azza, sarto di professione, violento e simulatore, il quale, per il suo mestiere, aveva l'entratura nelle migliori case della contrada. La sua banda, si riuniva solo di notte, quando bisognava agire e c'era qualche gran colpo da fare; poi, il giorno, ognuno tornava a casa sua e al suo ufficio, e tra loro non mostravano, sto per dire, neppur di conoscersi. La mattina presto dopo quella notte di sangue, si presentò improvvisamente a casa nostra, in Colledara, Riginaldo Scaricamazza in persona ; egli era sarto di famiglia, ma non conosciuto da nessuno per quella iena che veramente era. Aveva con sè una pentola piena di anguille, che, secondo egli disse, aveva prese con la fiocina, durante la notte, come sogliono i nostri contadini, per farne un regalo al mio nonno, il quale ne era molto ghiotto. Le anguille erano, naturalmente, state prese da altri e dovevano servire a procurare un alibi al brigante. Brozzi dista parecchi chilometri da Colledara, ed egli aveva dovuto correre colla rapidità d'una belva per essere in quell'ora a casa nostra con quella faccia imperterrita e fresca e tutto sorridente, e per aver trovato modo, come poi si seppe, di chieder ricovero per qual-