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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   che ora delia notte in una solitaria casa di campagna. Là, mentre sedeva con quella famiglia di contadini, davanti a un bel fuoco acceso per lui, che era, o fingeva di essere, intirizzito dal freddo, mentre dico si trovava davanti a quella bella allegria della fiamma, si lasciò sfuggire, come a caso, la domanda: — Quanto c'è per Natale? — Tanti giorni — rispose uno; e parlarono d'altro, senza che nessuno potesse sospettare che quella domanda era stata fatta per fissare una data e per procurare, nel caso, una valida testimonianza.
   Egli, dunque, come dicevo, arrivò a casa nostra la mattina per tempo con le anguille; ma, dopo qualche ora, mentre si trovava sempre a discorrere con quei di casa, ecco improvvisamente spargersi il grido e l'esecrazione dell'orrendo misfatto. Lo Scaricamazza si mostrò stupefatto e atterrito, non meno degli altri, e bestemmiava contro la nequizia dei tempi e degli uomini. E, avendogli, in quei discorsi, qualcuno della famiglia domandato se, per conto suo, in quei tristi momenti, non trovasse pericoloso l'andar la notte, solo solo, alla pesca delle anguille, mostrò, aprendosi la giacchetta e con un fiero lampeggiare d'occhi e un ghigno felino, il manie» d'uno stile che gli usciva dalla tasca interna: certo quello stesso che era servito alla bestiale carneficina. Ma, come ho detto, nessuno immaginava allora chi egli fosse in realtà e quanto sangue avesse sulla coscienza. Egli riuscì a sfuggire alle mani della giustizia, e riparò, come si disse, in Grecia, e non se ne seppe poi più nulla. Solo molti anni dopo, i giornali portarono la notizia, sbagliandone il nome in Rinaldo Scaramazza, che fosse stato preso; e mio padre fu chiamato ad esaminare una fotografia dell'arrestato. Ma essa non somigliava punto a Riginaldo, il quale, in quel momento, non si sa neppur