due, le quali rimasero lungamente dentro un armadio, troppo alla portata, a dir vero, di noi ragazzi: del resto, noi guardavamo sempre con terrore quegli spaghi impeciati e incrociati sulla veste di ferro, e quelle micce. Solo qualcuno più ardito, a volte, arrivava a prendere in mano quelle macchine infernali e a scuoterle : esse risonavano lugubrmente per i proiettili d'ogni specie e d'ogni forma che v'erano rinserrati. Ma dicevano che i briganti non avevano paura delle bombe, perchè con sciabole affilate tagliavano la miccia alla radice, prima dell'esplosione. E così neppur le bombe bastavano a ridare un po' di sonno.
Le case si munivano di feritoie che miravano in tutte le direzioni da cui si credeva potessero apparire da un momento all'altro i briganti; e ce n'era sempre una che mirava a piombo sul capo di chi si fosse accostato alla porta. I battenti venivano corazzati di grosse lamine di ferro.
La notte, fiere pattuglie composte di borghesi sul labbro dei quali nereggiavano i nuovi baffi rivoluzionarii, uscivano in ronda, armate fino ai denti, per dar la caccia ai briganti che s'aggirassero nei dintorni. L'impresa pareva piena di pericoli; e le mogli, come Creosa, la notte dell'incendio di Troia, piangendo e mostrando i figli pargoletti scongiuravano, ma inutilmente, gli ostinati mariti a non uscire. Essi avevano cura di prendere sempre la direzione opposta a quella dove si diceva che fossero i briganti, perchè questi la sanno lunga e accennano a voler ferire a destra per poi ferire improvvisamente a sinistra. Ma, con tutto ciò, i fieri drappelli non riuscivano mai ad abbattersi coi briganti ; e, benché spesso la campagna risonasse di schioppettate che potevano far credere ad uno scontro, esse erano sempre tirate contro