alberi e cespugli, che nelle più cupe e silenziose ore della notte, per una misteriosa aspirazione verso l'aspetto e la vita dell'uomo, godono di assumere forme e atteggiamenti umani e, in modo speciale, quelli di battaglia e di minaccia.
Fra tanto odor di polvere e rimbombo di fucilate, anche noi bambini diventavamo guerrieri. I bambini hanno, come si sa, una naturale inclinazione per le armi, per i soldati e per la guerra; ma l'inclinazione naturale era acuita di gran lunga per il carattere speciale dei tempi. Anche le bambine, gettate da parte le puppattole, si armavano insieme coi maschi di spade di legno e di fucili di canna, e marciavano per le strade del villaggio e dei campi imitando il concitato imperio e il, ahi! non celere obbedir del capitano e dei militi della Guardia Nazionale. A quei piccoli eserciti, più fortunati delle paterne pattuglie, accadeva spesso d'incontrare schiere di briganti, piccoli come loro ; e là scaramucce e battaglie, non sempre, a dir vero, incruente. Spesso quei piccoli eroi, sazii di strage, si raccoglievano in circoli frementi di amor patrio, e, tenendo sollevati, in fiero atteggiamento, gli schioppi di canna, intonavano il canto:
Viva l'Italia, — giardin di natura:
Iddio creolla — tra l'Alpi ed il mar....
Ogni strofa finiva col grido all'armi! e, in quel punto, tutti i fucili di canna schioccavano come per incanto. Se gli schiocchi non accadevano tutti allo stesso tempo, erano occhiatacce e rabbuffi del capitano, e anche scappellotti.
Ma, se qualcuno ci avesse domandato che cosa era l'Italia e quel giardin di natura, noi, almeno i più piccoli tra noi, non avremmo saputo dirlo. Facevamo così, discorrevamo così, perchè così vedevamo fare e discor-