proporzionata alla riputazione di ricchezza che essa godeva. Mi ricordo confusamente, o per averla vista io stesso, o per averne più volte nell'infanzia sentito ripeterne il caso, d'una povera donna appartenente a una di quelle piccole famiglie borghesi che con meschino patrimonio vivevano senza lavoro proprio, e tiravano avanti la vita con stentata misura. Essa, scarmigliata, sudata, piangente andava di porta in porta per le famiglie dei parenti e degli amici più ricchi per mettere insieme la somma di 500 ducati che i briganti le avevano chiesto come riscatto del marito catturato: somma enorme per quella famiglinola. Molti di quelli che avrebbero potuto aiutarla, e forse avrebbero voluto, non osando mostrare in nessun modo di aver denaro in quei giorni che il denaro correva tanto pericolo, si rifiutavano di soccorrerla. Ma finalmente, con piccole sommette raccolte qua e là, quasi tutte dalle famiglie meno ricche, mise insieme la somma grande, e riebbe il marito.
Non sempre però i briganti si servivano di questi mezzi, atroci sì, ma incruenti. A volte, fatti più arditi dalla paura altrui e dalla buona fortuna, assalivano le case, le saccheggiavano, le incendiavano. E oltraggiavano, ferivano, torturavano, uccidevano le persone che cercavano di opporsi ai loro atti nefandi, che non volevano dar denaro, o non volevano melare dov'esso fosse nascosto, o che, semplicemente, si rifiutavano di gridare: — Viva Francesco II! — perchè quei manigoldi, nonostante che non fossero se non veri e proprii ladroni e assassini, volevano innalzare e in certo modo nobilitare il loro carattere, facendo le viste di combattere per un principio politico. Certo, come si sa dalla storia, l'ex Re di Napoli era in relazione coi capi briganti e faceva loro buone promesse e forniva denaro ; ma quelli erano bri-