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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ganti di alta reputazione e non brigantucoli, come quasi tutti quelli che infestavano, in quel tempo, le mie contrade.
   Tra le bestiali torture che inventava la loro fantasia selvaggia, c'era quella di pillottare, come si fa con l'arrosto perchè venga ben rosolato, le parti posteriori dei poveri infelici che essi credevano denarosi e che spesso non erano tali. Legavano le vittime su di una tavola in modo che stessero immobili e bocconi, e poi, tenendo in mano uno spiedo sulla punta del quale era infilato un grosso pezzo di lardo avvolto con carta e acceso, facevano piovere, su quelle disgraziate carni ignude, stridenti e furiose gocce di strutto infocato. Immaginarsi gli urli e lo strazio degl'infelici, che spesso non aveano modo, essendo veramente privi di denaro, di far cessare, rivelando il ripostiglio, quella selvaggia e miseranda tortura.
   Singolare era l'odio che i briganti avevano per i baffi: i baffi erano segno evidente di liberalismo. La foggia della barba, dei cappelli e delle cravatte è stata sempre il mezzo più economico e più sicuro per far sapere agli altri le proprie opinioni politiche. Guai a coloro che, all'arrivo dei briganti, non avevano avuto tempo di levarsi i baffi : c'erano di quelli che portavano a questo scopo sempre un bel paio di forbici in tasca : solo così si sottraevano allo strazio di sentirseli svellere, tra. feroci sghignazzate, pelo per pelo.
   Le voci di queste e di altre sevizie accrescevano sempre più il terrore di vedersi assaliti da un momento all' altro ; e già, anche di pieno giorno, arrivava a Colledara l'eco di qualche schioppettata tirata dai briganti. 11 pericolo era imminente; e perciò le famiglie dei ricchi e dei benestanti, non fidando più nelle provviste di munizioni, nelle feritoie e nelle bombe, credettero bene di fug-