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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   chi minuti, si capi che erano soldati, i Piemontesi. Quando ci raggiunsero, ci circondarono curiosi e domandarono dove s'andasse. Saputo che si fuggiva per paura dei briganti, cominciarono a bestemmiare e a invitarci con insistenza a tornare indietro, perchè i briganti sarebbero stati tutti cotti arrosto. Nessuno ascoltò quegli enfatici consigli, e fecero bene. Il giorno dopo, i briganti erano a Colledara; e i soldati si fermarono per due giorni a Montorio, dove passarono il loro tempo bevendo e gozzovigliando.
   I briganti trovarono chiuso l'uscio di casa nostra ; e picchiarono.-Si affacciarono alla finestra due contadini lasciati a guardia:— Che volete? — Vogliamo le armi. — E i contadini, senza aprire, calarono dalla finestra un vecchio fucile da caccia, lasciato da mio padre, appunto per acquietare in qualche modo le brame dei briganti e cercar d'impedire che trascendessero ad atti feroci. I briganti presero il fucile e poi cominciarono a urlare che aprissero. Alcuni non volevano, forse perchè, essendo del luogo, conoscevano di persona mio padre e avevano per lui, come tutti in generale, un sentimento di affettuoso rispetto per via del suo senno, del suo buon criterio, dell'affabilità dei modi e dell'onestà incrollabile; ma può darsi anche che non volessero, perchè sapevano che la nostra famiglia era poco denarosa e senza ripostigli: e non desideravano di perder tempo. A ogni modo, vinse il partito di quelli che volevano entrare. Non fecero gravi danni : la poca roba preziosa era stata portata via; rubarono molta parte della biancheria ed altri oggetti e provviste di famiglia; e fecero la festa a una botte di vino vecchio cotto, riempita da mio nonno ven-t'anni prima: vino che si mesceva solo nelle occasioni solenni, in piccoli bicchieri, e si beveva centellinando.