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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Tirarono una fucilata nel mezzule della botte e poi riempivano i bicchieri allo zampillo che usciva impetuoso dal foro aperto dalla grossa palla « di munizione ».
   Quando se ne andarono, erano tutti cotti come monne, e forse per questo non commisero altri vandalismi. Così, più dei soldati che se la godevano a Montorio, valse a difendere la nostra casa quella ingenua botte di vino vecchio; e lo spirito del nonno che l'aveva tramandato, fu, scintillando immortale nei colmi bicchieri, il genio protettore della famiglia.
   Nella casa d'un nostro parente, ritenuto ricco e denaroso, i briganti con una scure ruppero e scheggiarono tutto lo sportello d'un armadio fìnto a muro; e, non avendovi trovato nulla, sfogarono la loro rabbiosa delusione, disegnando, in istile brigantesco, sulla parete intonacata, bersaglieri ed altri soldati mentre venivano uccisi dai briganti. Non avendo potuto esser ladri, si contentarono di essere artisti. I proprietarii della casa, che forse temevano di passare per borbonici, serbarono lungamente quello sportello scheggiato, cosi come l'avevano lasciato i briganti, per farsene una testimonianza in caso di bisogno. Ma, o per una ragione, o per l'altra, non si può dire che a Colledara i briganti facessero grandi rovine.
   Finalmente i soldati lasciarono Montorio e arrivarono anche al mio villaggio ; e lì, via via che qualche brigante cadeva nelle loro mani, per la legge marziale lo fucilavano senz'altro. Queste rapide esecuzioni riempivano di spavento, e i briganti si disperdevano, o riprendevano la via della montagna.
   Va
   Intanto la mia famiglia e alcune altre dei miei luoghi si stabilivano a Teramo col pensiero sempre alle loro