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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   immaginoso e iperbolico, i contadini. Ma, ciò nonostante, e nonostante che la cura antisettica fosse allora un sogno, Moisè guari : gli rimase, per altro, per tutta la vita, sul collo, un orribile cordone di cicatrice ; e io, rivedendola, mi ricordavo sempre con orrore, anche dopo molti anni, di quella scena che mi aveva prodotto tanta impressione.
   Insomma, il cambiamento di governo parve portar subito una certa modificazione in quel che riguarda i delitti violenti e di sangue : il coltello fu meno adoperato ; ma continuò, e forse s'accrebbe la tendenza al furto, al furto propriamente detto, non all'aggressione e alla rapina. La tendenza al furto s'accrebbe insieme con la miseria per le nuove imposte che non avevano in corrispondenza un accrescimento di entrate. Furti in campagna, furti nelle case. Il più frequente era (non dico che oggi non sia, ma io ora parlo in modo particolare del Colledara della mia fanciullezza) quello delle galline. Non passava quasi porno che non nascesse per questo una baruffa. Vicino a Sasa nostra abitava una contadina, Angela Rosa, che era per tal riguardo un vero fulmine di guerra. Essa, la mattina, appena le nasceva il sospetto che una gallina le mancasse, usciva sul pianerottolo esterno della casa e gettava il grido di battaglia: il grido era una cantilena speciale che ella s'era formata per chiamare le sue galline. Ci sono da noi due modi di chiamare le galline: uno usato dai soli signori: pi, pi, pi, pi....; e l'altro dai soli contadini: céee, céce, céee, céce.... Angela Rosa, con la sua cantilena individuale, gridava: — Céce, céce, céce, — cecialle (vezzeggiativo di céce), ce-eialle mà, céce! Questo grido echeggiava spaventoso nei silenzio: non rispondevano nè galline, nè uomini. Ma la ladra che aveva la gallina nella pentola, se ne stava ap-