Stai consultando: 'Colledara - aggiuntovi: Da Colledara a Firenze', Fedele Romani

   

Pagina (38/336)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (38/336)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Essa dava loro via via un colpo di forbici, e li lasciava andare; e i polli, senza neppur voltarsi a dare un'occhiata di curiosità alla loro carnefice, appena in terra, si mettevano serenamente a beccare, come nulla fosse stato.
   Ma le lotte causate dalle galline erano comiche più che altro. La tragedia nasceva, qualche volta, nei campi per il furto dei frutti della terra e tingeva di sangue i solchi tranquilli. Mi ricordo che una mattina si udirono all'improvviso alte grida femminili: era una moglie che piangeva il marito rinvenuto scannato come un cane in un fossato. Tutti accorsero, con quella curiosità mista a spavento, che desta la vista del cadavere. Il cadavere giaceva prono al suolo con la faccia rivolta da una parte, con la lingua fuori, serrata fra i denti. I mosconi ronzavano attorno a una larga ferita che aveva reciso la carotide. Vicino al morto, c'era un sacco di spighe di granturco.
   Poi si seppe che quello sciagurato era stato sorpreso, nel colmo della notte, dal proprietario del campo dov'egli stava rubando. Senza far parola, quando gli fu sopra, questi, con un colpo di scure, gli fece quello squarcio. Avuto il colpo, il ferito disse: — Fermati, chè mi hai fatto; — e cadde a terra rantolando. L'uccisore lì per lì se ne fuggì via ; ma poi tornò e trascinò il cadavere, per parecchi metri, fino al posto dove fu trovato la mattina ; e il sole mostrò a tutti la striscia lasciata sul terreno qua e là sanguinoso.
   Ma anche dai furti campestri nasceva spesso il comico, luce eterna della vita. Era famoso per furti notturni nei campi, un contadino dalla figura grossa e tozza, soprannominato Pucino (pulcino). Egli portava i calzoni corti fino al ginocchio, secondo l'antico uso dei nostri