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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto!
contadini, e, l'estate, andava sempre scalzo e coi polpacci ignudi, certi polpacci grossi e tondi da parer che volessero scoppiare. Per la lunga abitudine al furto egli aveva finito, a poco a poco, col camminare d'un passo lento e corto come di gatto che si avanza contro la preda. La sua riputazione di ladro era solida e indiscussa, ma, qualche- volta, ne aveva toccate. Si raccontava tra le altre che, una notte, essendo guardiano di una vigna, dove Pucino era andato a rubare, un robusto contadino, ricco di astuzie e marachelle, soprannominato il Banchiere, e compare di Pucino, questi fu colto in flagrante. Il compare fece vista di non riconoscere Pucino, e gli fu sopra con la solita ferocia dei guardiani di campi ; e giù botte da orbo sulla schiena del poveretto. Pucino sulle prime si pigliava quella grandine come il Banchiere la mandava; e, per vergogna, o per paura di peggio, stava zitto. Quando non ne potè più, gettò un sospiro : — E, compare, — disse — basta, per carità! — Come! sei tu? o compare mio benedetto, perchè non ti sei fatto subito riconoscere? — E, in queste parole, Sabatinello (era il vero nome del Banchiere) fingeva di disperarsi, e credo si mettesse a piangere addirittura; e gli palpava e accarezzava la schiena. |