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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   tempi, in altri luoghi. E nessuno sapeva fare, cosi deliziosi come faceva lei, i bocconotti, piccole paste ripiene di mandorle o di conserva di frutta, e cotte in forme di latta scannellate. E che dirò degli uccelletti per il S. Antonio? Qui mia madre, gelosa osservatrice della tradizione e del rito, aveva modo di rivelare il lato artistico del suo ingegno. Il 17 gennaio (ora l'uso si va perdendo) giravano per le case uomini isolati, o riuniti in piccole compagnie, per cantare il S. Antonio, una canzone in onore di quel santo; e il canto era accompagnato da chitarre battenti, da triangoli, da buttafuochi e da qualunque altro arnese die potesse aver l'aria d'istrumento musicale. I cantanti si arrestavano davanti casa, o tut-t'al più, specialmente se era tempo cattivo, entravano nell* andito del portone. La serva poi scendeva e offriva loro da bere e quegli uccelletti, che non sempre avevan la figura di uccelli, ma che avevano mantenuto questo nome in memoria della loro unica forma primitiva: spesso erano cavallini, ciambelle ornate, fiori, stelle, agnellini. E i sonatori se ne partivano affermando che in nessun portone li avevano ricevuti così belli e così buoni.
   Ma la sapienza che mia madre mostrava nel preparare i maccheroni e gli uccelletti, era un' inezia rimpetto all'agilità magistrale con cui levava i fagiolini ai pollastri, lo mi sedevo vicino a lei, ammirando, e raccogliendo i residui chirurgici in un piatto. Mia madre me li cedeva in assoluta proprietà, e io poi pensavo a soffriggermeli da me per la colazione. Il pollastro, quasi sentisse al primo tocco la bravura della mano che si accingeva ad operarlo, si rassegnava silenzioso, e solo mandava qualche piccolo sospiro ad ogni strappo di piume die preparava il campo all'operazione. Poi un ardito colpo di forbici faceva l'apertura, e la mano di mia madre, la