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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   dre nel mezzo della via, tra il grano e il granturco e i fagiuoli e i ceci, scamiciata come una contadina, provavamo dolore e vergogna, e la supplicavamo dalla finestra di volersi mettere un giacchetto : tanto gli studii e gģ* insegnamenti possono stravolgere il cervello dei poveri ragazzi !
   rv
   Il patrimonio trasmesso a nostro padre dal nonno era ben piccolo; e le nuove tasse assorbivano la maggior parte della scarsa rendita. I guadagni che il babbo ritraeva dalla professione, erano anch'essi ristretti. Egli era uomo d'ingegno aperto e pronto, ed aveva una cultura legale non comune in quei tempi e in quei luoghi; ma era insieme, in certo modo, quel ch'oggi si dice uno spostato. La condizione di avvocato di campagna non gli permetteva di adoperare tutte le sue attitudini e la sua cultura, di accrescerla, affinarla, e di raggiungere quel grado di perfezione di cui la sua mente sarebbe stata capace. E gli studii'-fatti e quel certo senso di signorilitą che essi gli avevano infusa, lo allontanavano, d'altra parte, sempre pił da quelle occupazioni a cui principalmente e pił proficuamente avrebbe potuto attendere nel luogo dove abitava.
   Ho detto dello sdegno della piccola borghesia di quei paeselli per il lavoro dei campi e anche per il commercio: questo sdegno s'era naturalmente accresciuto in mio padre per la condizione intellettuale che gli avevano procurato gli studii e l'ingegno. Egli avrebbe potuto essere un eccellente agricoltore nel senso elevato della parola, e avrebbe potuto accrescere il suo patrimonio; ina il pregiudizio dei tempi e dei luoghi ne avevano fatto