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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   da cima a fondo coi suoi bravi Kesurrexit: non. ed hic. ripetuti ogni tanto.
   Essendo, ordinariamente, troppo scarse le rendite della terra, e troppo misero il loro commercio, le famiglie più agiate di quei villaggi cercavano tutte di portare un qualche rincalzo ai bilanci domestici, più o meno barcollanti, con l'industria, esercitata molto in piccolo, dei bachi da seta: industria che, come tutti sanno, può riuscire rapidamente e largamente rimunerativa. Anche in casa nostra, due camere dell' ultimo piano, un po' più alla buona delle altre, si trasformavano in bigattiera. Ma se l'allevamento andava proprio, bene e la morte non decimava, inesorabile, come spesso accadeva, le file dei bachi e le speranze della famiglia, i bachi divenivano, sto per dire, i padroni della casa: graticci nelle camere da letto, graticci nella stanza da pranzo, graticci in cucina, graticci da per tutto. La casa si riempiva d'un odore caratteristico di foglia di gelso tritata e fermentata, e di quel rumore di allegra pioggerella primaverile che i preziosi animaletti fanno rodendo avidamente il verde e fresco loro cibo.
   Mio padre si riteneva lui stesso, e lo ritenevano gli altri allevatori del villaggio, per un gran bacologo. Egli aveva letto qualche trattatello della materia e confondeva tutti con la sua scienza. Nei momenti di ansietà e di dubbio era spesso chiamato e consultato ; e i suoi responsi e i suoi consigli, irti di parole complicate e difficili, apprese nei libri, erano ascoltati con ammirazione e fiducia. Ma, se posso oggi nutrire qualche dubbio sulla sua scienza bacologica, non posso dire che, in quei giorni d'allevamento, egli non fosse davvero, per quanto gli era possibile, in gran faccende per dirigere, sorvegliare, ammonire, e per dare, anche, una mano alle operaie e