alla mamma, che, infaticabile sempre, si faceva in quattro, e non dimenticava i bachi per la cucina e le altre necessitā della famiglia. Peccato che tante fatiche, tanti sudori fossero spesso mal rimunerati. I casi d'infezione erano frequenti, e tutte le speranze andavano in fumo; e l'estenuato bilancio domestico, invece di rin^gorirsi, riceveva un altro fiero colpo. Nuova causa di scontento si aggiungeva allo scontento abituale.
Nč i ristretti guadagni professionali di mio padre erano in denaro: il denaro si vedeva raramente: quando un cliente lo retribuiva con una piastra (5 franchi e 2 soldi), egli mostrava quella piastra a mia madre, e mia madre con viso di soddisfazione la raccontava a noi e anche a qualche contadina di confidenza. I guadagni erano tutti come si suol dire, in natura: polli, tacchini, capretti, uova, ecc. ; ma pių spesso uova e pollastri. Oh quante volte in casa mia si č ripetuto il fatto di Renzo, die non voleva consegnare i polli alla serva del Dottore per paura che il padrone non li vedesse. I contadini ielle mie parti non si fidavano, non dico della serva, ma nep-pur di mia madre; e ce n'erano di quelli, che, non potendo altro, carpivano le penne, mentre salivano le scale, a quei poveri polli, e davano loro furiosi pizzicotti alle creste, perchč facessero rintronare con gli urli tutta la casa, e il babbo fosse avvertito. Povera mamma! come meritava poco quella rustica diffidenza. Essa con quei pollastri, con quelle uova, con quei tacchini pensava alle piccole spese di casa e non tormentava il babbo. Due o tre volte la settimana, metteva insieme una canestra di quei doni; vi aggiungeva, secondo la stagione, delle frutta, qualche forma di cacio portata dai nostri contadini, e li mandava a vendere a Tossica. E, oltre a provvedere alle piccole spese di casa, essa metteva da parte