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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   la quale, se non era nobile nel senso preciso di questa parola, viveva da secoli signorilmente, aveva dato degli uomini assai reputati per studii e per ingegno ; ed era imparentata con molte delle più cospicue famiglie della provincia. Essa soleva vantar spesso la sua origine ; ma non per rinfacciarla al marito, che apparteneva a famiglia più nuova: la vantava per infonder in noi quell'orgoglio di stirpe, che è ridicolo, quando non corrisponde al merito, ma che è, d'altra parte, causa tanto nelle famiglie, quanto nelle nazioni, quanto nelle razze, del più alti e nobili fatti. E, purché noi fossimo bravi, purché il marito fosse ammirato e la famiglia tenesse nel concetto del pubblico un posto elevato, essa si sarebbe privata, non dico d'ogni sorta di divertimenti (chè non ne vedeva, si può dire, neppur l'ombra), ma d'ogni riposo e d'ogni ristoro. Certo aveva anch'essa i suoi pregiudizii, frutto dell'educazione e dei tempi; ma chi di noi non ne ha? E chi di noi non sembrerà che ne abbia avuti a quelli ehe verranno dopo di noi e potranno giudicare i nostri pensieri e i nostri sentimenti? Essa non aveva ricevuto quasi nessuna istruzione : sapeva appena mettere insieme la sua firma; perchè, mila sua giovinezza,- i più dicevano che insegnare a scrivere alle ragazze era Come un volergli insegnare a fare all'amore; ma il suo buon senso, l'agilità e, dirò, la profondità naturale del suo cervello, non facevano quasi sentire il danno di quella mancanza d'istruzione. Nel far di conto, essa soltanto con la mente e . voi anche con la penna, potevate star sicuri di rimanere addietro.
   Quando io ripenso a quella vita oscuramente laboriosa, a quei pochi solderelli messi insieme con tanta cara e tanta abnegazione, tutti per noi e per il nostro bene; a quell'affetto incrollabile, a quel profondo senti-