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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto!
di grossi libri, mio terrore, un rozzo casellario, che faceva da archivio, un tavolino da scrivere e poche sedie di faggio. Alle pareti erano attaccati, in due sottili e semplici cornici, i ritratti in litografia di Napoleone I e di Maria Malibran : ritratti ingialliti dal tempo e dal fumo, che, quando tirava non so che vento, dalla cucina investiva tutta la casa. Tutti e due i ritratti erano a mezzo busto ; e io mi fermavo spesso a guardare quella fronte di Napoleone, a cui dava rilievo la ciocca caratteristica, e quella bocca che pareva quasi sorrėdere, mentre l'occhio fulminava. Chi sa che quel ritratto non abbia contribuito a far germogliare in me quel sentimento di speciale interesse che ho poi sempre provato per il genio e per i casi di quel secvro. Quella faccia severa e maschia faceva un bel contrasto con l'altra lietamente giovanile e arrotondata della Malibran, vestita alla moda del 1830 o '35 : coi capelli raccolti sul colmo della testa, con due grappoli di buccolotti che le coprivano gli orecchi, con la veste largamente scollata e con ampie maniche rigonfie. E quei due ritratti ingialliti erano molto significativi : essi rappresentavano le due pių forti ammirazioni, o, diciamo meglio, adorazioni degli anni che avevano preceduto di poco la mia nascita. E noto che lo stesso Re Bomba secondava e favoriva il culto di Napoleone, credendosi lui stesso, come dice un geniale scrittore meridionale, un na-poleoncino; e mai nessuna cantante aveva, come tutti sanno, eccitato e entusiasmato gli animi al pari della Malibran, tanto per merito suo, quanto per i tempi, che, per pių cause, erano portati, in particolar modo, all'esaltazione delle donne di teatro. Il dire che aveva destato furore e delirio, parlandosi di lei, non č una sconcia metafora |