aneddoti che la riguardavano. E noi risentivamo sempre con molte risa raccontare dal babbo quel che ella aveva fatto a Napoli a un giovine studente, ehe poi era diventato persona dall'aria molto grave e compassata, ed era stato giudice a Tossicia. Egli, innamorato sino alla follia di quell'astro sfolgorante, passava e ripassava sotto la sua finestra, sempre con la testa all'insti e armato di occhialino. La Malibran l'avvertì, e, un bel giorno, che forse era di migliore umore del solito, gli lasciò cadere sulla testa, con le sue rosee e sottili dita, un guscio d'uovo pieno di farina. Il proiettile colpì nel segno, proprio nel mezzo della lucida tuba romantica del giovinotto, e, rompendosi, lo ricoprì tutto di farina e di ridicolo. Ma l'amore è così fatto che egli fu contento anche di quell'umiliazione: la Diva lo aveva visto, e s'era, non importa il modo, occupata di lui.
Io solevo, a volte, passare delle ore a guardare e sentire i clienti del babbo. Erano uomini, donne, ricchi signori di campagna, gente che non si sapeva bene come facesse a vivere, preti, giovani, vecchi cadenti, bei tipi di robusti cacciatori i quali deponevano il fucile in un angolo del pianerottolo che precedeva lo studio : diabolica tentazione per noi ragazzi. Spesso i contadini arrivavano dalle boscose falde del Gran Sasso coi loro vecchi costumi tradizionali, che, da noi, per le più facili relazioni coi paesi di fuori, si erano in gran parte alterati : cappelli di feltro, alti e a punta, brache fino al ginocchio, corpetto rosso con doppia bottoniera d'ottone. In luogo di cappotto portavano spesso una grossa giacchetta color cannella, con cappuccio e qualche ricamo, fatto di panno ritagliato, di altro colore, per lo più rosso. Le donne avevano il cosiddetto busto con le maniche, le quali erano divise da esso, e si potevano levare, ed erano annodate