filza di castagnuole: — Te', te', te', te'! Vo', to', to', vo\.. ! — Aveva, benché già vecchio, due guance rigonfie e rotonde; e io gustavo molto una certa somiglianza tra quelle guance del preposto e la faccia d'un gatto rosso e bonaccione che avevamo in casa.
Ma non sempre i clienti di mio padre mi offrivano occasione di ridere: a volte, io li guardavo con aria di profonda ammirazione o di terrore. Questo accadeva quando vedevo presentarsi qualche personaggio di cui avevo più volte udito risonare il nome in qualche terribile storia di briganti, o per il coraggio mostrato contro di loro, o per avere egli stesso preso parte, in maniera losca e clandestina, alle loro imprese. Io fissavo a lungo quei visi fieri, o d'apparenza mansueta; e stavo a sentire quelle voci che risonavano cupe e minacciose e talvolta dolci e come di femmina ; e non sempre potevo persuadermi che quelle bocche e quelle voci fossero di ladri e di assassini.
L'apparizione che più eccitava la mia curiosità e il mio terrore, nello stesso tempo, era quella di una strega, della più reputata strega, credo, di tutta la provincia. Si chiamava Pulcheria dei Rossi : i Rossi era il suo villaggio nativo, perduto lassù tra i boschi del Gran Sasso. Io me ne ricordo come d'un fantasma oscuro e pauroso. A quel tempo, nel mio paese, le streghe erano assai più terribili e più frequenti di ora; e questa Pulcheria dei Rossi aveva acquistato la sua celebrità per l'astuzia incredibile con cui s'introduceva nelle case e compieva le sue gesta tenebrose tramutata in gatto, e non sempre dello stesso colore, della stessa grandezza e della stessa voce. Appena che la riconoscevano, le contadine chiudevano in fretta la porta di casa e poi mettevano tra la brace uno spiedo ad arroventare ; e, con quello spiedo rosso e scintillante, rincorrevano quel tristo gatto straniero, finché riuscivano