a bruciargli la fronte. Questo serviva, credo, da una parte a togliere in quel momento alla strega tutto il potere malefico, e dall'altra a riconoscerla quando ridiventava donna ; perchè, nella tramutazione, le ferite restano. Restano, sì, ma non a una strega della forza di Pulcheria dei Rossi. Essa, la mattina dopo, appariva in pubblico con la sua solita faccia, come se nulla fosse stato ; e sulla fronte non c'erano che le solite rughe; nè le amiche, che, con la scusa di ravviarle i capelli, cercavano d'investigare, riuscivano mai a trovarle nessuna traccia di ferite o di cicatrici.
Pulcheria fu l'ultima delle nostre grandi streghe. Poi esse vennero decadendo a poco a poco per il numero e per la qualità. Lo stesso accadde dei mazzimarelli, gemetti furbi, scherzosi e bonarii, piccoli di statura e col berretto rosso in capo, i quali avevano per dimora abituale le trombe dei camini, da dove discendevano frequentemente per dar vita e moto alle cose, per produrre misteriosi, inesplicabili voci e rumori, e per far perdere la pazienza con le loro birichinate alle donne che attendevano alle faccende di casa. Essi si fecero sempre più rari e divennero melensi e storditi, finché, poi, secondo che, non è molto, mi assicurò una saggia testa di contadino, il Papa la volle far finita una buona volta, e promulgò un decreto con cui li ritirò tutti.
Non era raro il caso di qualche cliente, che, venendo da paesi molto lontani, era costretto la sera ad alloggiare in casa nostra. Tra gli altri mi ricordo di uno che si chiamava Teodoro, il quale arrivava da non so che paese dell'alta montagna, a cavallo a un robusto mulo e con una grossa bisaccia piena di grosse forme di cacio. E lui stesso puzzava di latticinii, e aveva una faccia tonda come una delle sue forme e un ventre che pareva un