Stai consultando: 'Colledara - aggiuntovi: Da Colledara a Firenze', Fedele Romani

   

Pagina (72/336)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (72/336)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   La sera del sabato e di tutte le principali vigilie, dopo l'ultimo tocco solitario, che scendeva e si posava sul cuore come una calda lagrima; a un tratto, le campane, quasi improvvisamente, prese da nuovo e contrario pensiero, e quasi pentite di essersi troppo abbandonate al dolore, irrompevano tutte insieme in uno scoppio di voci allegre e di risa, piene di conforto e di promesse. E quel contrasto dei due suoni, serviva a far meglio sentire al lavoratore la gioia della libertà e del riposo.
   Ogni tanto, all'improvviso, mentre il sole, forse, irradiava ancora i monti e le campagne, quélle campane intonavano un lugubre pianto sconsolato: qualcuno era morto; e quel suono in mezzo a quel verde e a quella luce faceva riaffacciare all'anima distratta il pauroso mistero della vita e della fine delle cose. Le porte e le finestre si aprivano e da ogni parte si domandava: — Chi è morto? — Era spesso una morte prevista e aspettata; ma, ciò non ostante, quell'affermazione precisa le dava quasi il carattere d'un fatto nuovo e inaspettato; e si presentava alla mente attonita, col colore e l'immobilità cadaverica, quel viso che eravamo soliti di vedere nel caldo movimento delle passioni e della vita. Ma, nonostante la piccolezza di quei villaggi e la scarsezza della popolazione, non erano infrequenti i casi che il pianto delle campane precorresse ogni annunzio di malattia, tanto la morte era stata repentina e inopinata. Allora lo sgomento era più profondo, non sentendosi, in quell'istante, nessuno più sicuro, neppur nella più florida salute, e ognuno pensava confusamente che i morti e i vivi non sono due classi di esseri divise e distinte, e che la vera dimora dell'uomo è la tomba.
   Il pensiero della morte occupa anch'esso, nelle campagne, più profondamente lo spirito, che non faccia nella