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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   tani, e cosi ingrossato e arricchito, arrivava a S. Paolo. Dall'altra parte, giungeva, accresciuto di quello di Chio-vano, il rivo che muoveva da ėlii. Tutti erano vestiti a festa: le contadine portavano in capo un grosso fazzoletto bianco piegato a fiscių, smerlato e ricamato, e con le cocche non annodate sotto il mento, ma tenute lunghe distese e riunite sul petto con le mani. Gli uomini erano vestiti delia loro solita saia turchino cupo: d'estate la giacchetta non era infilata, ma gettata sulle spalle; e gli zaotti, per pių bravura, la portavano su di una spalla sola.
   La parola zaotto serve a indicare il contadino giovane, bravaccio e scapestrato, e all'occasione, ubriaco e violento. Egli esercita la sua professione la domenica e le altre feste comandate. I giorni ordinarli, i suoi impeti di giovanile energia si sfogano attraverso la zappa contro la gran madre, o attraverso la scure e le seghe contro le antiche querce, oppure contro i poveri e pazienti muli, che essi guidano come garzoni delle famiglie agiate ; ma, il giorno di festa, quell'energia abituata a uscir fuori, raddoppiata dal vino, diventa insolente minaccia contro l'uomo, e non sempre minaccia solamente. Lo zaotto ha la sua eleganza provocante e spavalda: lunga fascia rossa avvolta in pių giri attorno alla vita e ricadente su un fianco, e un piccolo cappello a cencio, con un largo nastro, sulle ventiquattro e tre quarti, e con la tesa rialzata sul davanti. Nella tasca destra dei pantaloni potete esser sicuri che c'č il coltello. Ma soprattutto č necessario che lo zaotto abbia la pipa in bocca : essa č per lo pių di creta e con lunga cannuccia. La pipa fa sė che egli possa tener la bocca costantemente atteggiata a quel sentimento di beffa per tutto l'universo, che ha nell'anima; e i frequenti e fetidi nuvoli di fumo che volano dalle sue labbra e si disperdono nell'aria, simbo-