gesti caratteristici del mezzogiorno e che, secondo me, col suo apparire segna il limite superiore di esso, è il gesto della negazione. In tutta, che sappia, l'Europa, e in tutta l'Italia settentrionale e centrale si dice no movendo la faccia da destra a sinistra e da sinistra a destra; nel mezzogiorno d'Italia si dice no alzando il viso verticalmente, e accompagnando l'alzare del viso con l'alzare degli occhi. Il napoletano aggiunge a questi movimenti un caratteristico gesto della mano sotto il mento. 11 calabrese non ha questo gesto e non alza quasi più neppure il viso, ma solo, e molto tenuemente gli occhi; spesso l'atto è quasi impercettibile. C' è da divertirsi al vedere i forestieri arrabbiarsi perchè credono che non si risponda alle loro domande.
A Catanzaro continuai gli studii dialettali iniziati a Teramo e a Sassari. Cercai di rendermi familiare finché potevo il dialetto calabrese e imparai a trascriverlo con molta precisione ed esattezza. Questo mi doveva dar aiuto a trovare e spiegare l'origine dei calabresismi, i quali io poi riunii con cura e pubblicai come avevo fatto per l'Abruzzo e la Sardegna. Mi divertivo a raccogliere dalla bocca del popolo parole, modi, canzoni e fiabe. Andai qualche volta anche al Presepio, che si mutica (il Presepio che si muove), teatro popolare di marionette dove si rappresentavano le scene del Natale. Mi ricordo ancora di quella scena caratteristica nella quale arriva un messaggero ad Erode e gli dice: — Sai, Erode, è nato Cristo. — Ed Erode voltando in là dalla parte opposta in atto di profondo disprezzo la barbaccia nera
ed arruffata da peccatore: — Me ne.....— Il popolo
ascoltava inorridito, ma era contento perchè gli pareva che risposta più degna non avrebbe potuto uscire da quella bocca infernale. Intanto Erode continuava con gli