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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   cevo però capir bene col giro della penna che mettevo uno zero sul registro. Rivedevo con molta cura i componimenti, scrivevo le osservazioni e rompevo le corna all'orgoglio di alcuni. Se potevo dire qualche arguzia, qualche frase faceta, non la risparmiavo. Il siciliano non teme l'ira e la minaccia, anzi cerca di tutto per forvi arrabbiare perchè la vostra rabbia è la sua vittoria, ma non resiste al ridicolo; il ridicolo l'uccide. Naturalmente tutti sentono la forza distruggitrice del comico, ma il siciliano m modo speciale. Con la violenza non si ottiene nulla e ci si rovina; col ridicolo si riesce facilmente vincitore. In un Liceo di Palermo diverso dal mio un professore vide un giorno entrare a scuola un giovine con un enorme flore all'occhiello. Egli guardò bieco quel fiore innocente e ordinò bruscamente al giovane di levarlo ; il giovane lo tolse, ma il giorno dopo tutti gli scolari che erano, crèdo, una cinquantina, comparvero a scuola con fiori di grandezza tropicale all'occhiello. Il professore era così distrutto, e tacque, ma troppo tardi, arrovellandosi dentro.
   Un altro giorno accadde a me di veder uno scolare venire accanto alla cattedra per dire la lezione, con un gran fiore all'occhiello. Io lo guardai sorridendo e sorridendo gli dissi: — Ma Lei s'è messo all'occhiello un'aiuola della villa Giulia. — Tutti risero : lo scolare si fece rosso, levò il flore tutto confuso e se lo mise in tasca ; e non si videro più fiori all'occhiello. La villa Giulia è un bellissimo- giardino settecentesco.
   Riguardo al modo di stare a scuola degli studenti di Palermo, la regola è questa : se il professore merita stima seeondo il loro modo di vedere, il chiasso diminuisce, se no cresce ogni giorno più, finché arriva all'incredibile. A un professore che aveva per un certo tempo tenuto,