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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   diremo così, l'interim del mio insegnamento, accadde un giorno che gli scolari si alzarono tutti insieme e tutti insieme strisciavano e battevano insolentemente i piedi. A un professore il cui casato era il nome di un legume e aveva l'abitudine di passeggiare, cosparsero il pavimento di quel legume, e a ogni passo si sentiva il cric crac di chicchi schiacciati, con immense e sguaiate risa della scolaresca, che vedeva il professore curvarsi ogni tanto curioso e maravigliato a rimirare le conseguenze delle sue *me spietate.
   Qualche volta erano veramente bestiali e selvaggi, ma più come opera individuale che collettiva. A un professore di latino e greco che non era riuscito a conquistarsi k loro benevolenza, sentite cosa gli accadde: ma io in quel tempo non era ancora andato a Palermo. Al Liceo di Palermo i professori fanno scuola in una specie di atto pulpito, ossia una vera e propria cattedra, dove si monta per mezzo di una scaletta. Il detto professore aveva l'abitudine costante di strisciare i piedi sul suolo della cattedra mentre faceva lezione. Uno scolare tentò di mettere a profitto quest'abitudine del professore per raggiungere i suoi scopi malvagi. Sparse quel suolo di polvere da sparo mista con teste di fiammiferi, e in un angolo appiattò una bomba con la miccia. La bomba non sarà stata certo di quelle che adoperano gli anarchici, ma sarebbe bastata per mandar per aria la cattedra e H professore e a ferire o uccidere gli scolari delle prime file. E che questa fosse l'opinione anche dell'esecutore del piano diabolico lo prova il fello che il giorno in cui lo scoppio doveva avvenire egli, còme risultò poi dall'inchiesta, cambiò posto e andò a sedersi sulla panca più lontana. Fortuna volle che il professore, nell'aprire la porticina della cattedra, vide sul suolo di