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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   incriminata ; ma bisogna vedere il modo, il tono di voce come la dice, lo sguardo con cui accompagna il suo discorso. — Professore, alla sua scuola ci deve essere lo studente tale. — Il professore esperto ormai nella raaf-fia, apre il paracadute o il paramaffia, e non dice neppure di sì con la bocca, ma fa un lieve cenno affermativo col capo, accompagnato con un leggerissimo sorri-setto canzonatorio e con uno sguardo piuttosto birichino, che pare voglia dire: — Ebbene? cosa vorresti? guarda che io sono più maffioso di te : lupo non mangia lupo. — L'altro intanto continua sempre agitando come per gioco il bastone e con lo stésso tono provocante: — Ebbene cosa crede Lei, passerà all'esame? — Il professore con lo stesso riso di prima si stringe nelle spalle, alza il sopracciglio, stringe ed alza le labbra e & il gesto di chi vuol dire: — Non lo so. — E il maffioso con voce sempre più agitata e minacciosa: — Ah io dico che passerà. — E il professore in risposta fa il gesto di concessione, inchinando ora il capo verso una spalla, come per dire: — Lo creda pure, faccia come vuole : quando Lei lo dice! — Ed egli, pur sentendosi vinto, allora se ne andrà cercando di nascondere la sua sconfitta e ripetendo: — Passerà, passerà. — Ma da voi non verrà più altra volta. Una volta un giovane signore parente di un mio scolare, per farmi capire alla maniera maf-fiosa che egli aveva a sua disposizione un giornale con cui, se fosse stato necessario, avrebbe potuto attaccarmi, dopo avermi con modi melliflui raccomandato il suo parente: — Si ricordi, aggiunse, si ricordi che io dirigo un giornale, e che mi farebbe un vero onore a pubblicarvi qualche articolo; le sue colonne sono tutte aperte per Lei. — Volentieri, — io risposi, — mi gioverei della sua gentilezza, se non fosse che parecchi anni fa fui co-
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