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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   si vedeva il bidello andare attorno con una secchia di gesso e un pennello per dar di frego a quelle forme oscene e mostruose; una cosa accadeva: finché il gesso si manteneva umido e fresco il disegno si vedeva lo stesso e anzi meglio perchè richiamava l'attenzione il colore più cupo dell'intonaco bagnato. Quando l'ingessatura si asciugava pigliava un colore più bianco e più chiaro dell'intonaco del muro e le forme fondamentali dei disegni rimanevano, anzi erano ingrandite e si vedevano più da lontano. Si sarebbe detto che quei disegni erano opera del diavolo. Allora i presidi disperati non vedendo altro mezzo di salvamento, raccomandavano alle buone signorine di tirar sempre diritte per la loro strada e di non alzar mai l'occhio a quelle laidezze; ma il guaio era, che quando i presidi facevano la raccomandazione, le signorine coi loro occhi acuti di vispe rondinelle li avevano già veduti.
   A qualcuno forse parrà strano che in un paese dove gli uomini hanno fama di essere così gelosi delle donne, si vedessero tante ragazze accorrere nelle scuole maschili. Ma la gelosia dei siciliani è una gelosia un po'diversa dalla nostra. Essi sono gelosi soprattutto delle mogli e delle amanti: son gelosi anche delle figlie, delle sorelle, delle nipoti, ma quando si tratta di « disonore » portato o minacciato nella famiglia, ossia di fatti gravi ; ma non sono molto gelosi della purità dell'anima loro: e nelle famiglie si sentono fare davanti alle ragazze discorsi che da noi non si farebbero davanti a maritate. £ le ragazze spesso possono impunemente aver l'aria di civette ed essere, senza provocare i rimproveri dei loro genitori o di altri parenti che le avessero in custodia. Ma oltre a queste speciali disposizioni d'animo, il bisogno di metter le figliuole in condizione di guadagnarsi
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