Quando passeggiano al Foro Umberto, le carrozze si fermano, mentre la banda suona attorno al Padiglione. Il cocchiere fa chioccare la frusta ed ecco che dai piccoli vicini caffè accorrono i camerieri a prendere gli ordini. I gelati e le altre bibite vengono sorbiti rimanendo in carrozza. Poi appena la musica cessa, si ripiglia la passeggiata; e tutto ciò con ritmo monotono e regolare. Fra persone in carrozza e pedoni, il viale è popolato di migliaia e migliaia di persone; ma se si chiude gli occhi, se non fosse il rumore sordo delle carrozze, si direbbe di esser quasi soli: i siciliani sono serii e silenziosi-, ma soprattutto composti. Quella loro indole fa ripensare a Torino più ehe a Napoli, così chiassosa e turbinosa. Si avvicinaci silenzio dell'arabo che se ne sta accoccolato tutta la giornata senza dire una parola.
Anche la nettezza esteriore della città fa ripensare più a Torino che a Napoli; c'è qualche quartiere poco pulito, ma in generale le strade e le facciate delle case sono in buono stato e pulite.
Oltre l'amore per le carrozze, la pompa, il siciliano ha l'amore per il revolver. Arrivati verso i quindici o sedici anni, ogni buon siciliano comincia a portare il revolver. Essi se lo mettono in tasca la mattina come un portafoglio, come un orologio. É una specie di toga virile e indica che nel ragazzo è già spuntato l'uomo. Gli studenti, frequentano la scuola col revolver in tasca; ed è una specie di eleganza e di bravura farlo spuntare, curvandosi, dal di sotto della giacchetta. È un avviso: non si sa mai. Spesso nelle vie di Palermo sj sente all'improvviso crepitare una vera batteria di revolverate. Che cosa è mai? Una battaglia, una strage, una carneficina* Non dico che questo qualche volta non possa essere, ma per lo più non è. E allora? Ecco come sono