andate le cose : si azzuffano nella via e forse le loro intenzioni non erano così nere. Alle grida, al rumore della contesa e della lotta qualcuno si affaccia a una finestra, a un balcone, e invece di accorrere come forse si farebbe altrove per dividere i contendenti, comincia a tirar revolverate in aria all'impazzata per chiamar gente, dopo di lui un altro si affaccia e quindi un altro, un altro e tutti tirano revolverate come indemoniati; anche la gente della strada tira revolverate, ma nessuno s'accosta ai rissanti. Finalmente arrivano le guardie. Ma ormai tutto il quartiere è sottosopra, tutte le finestre, tutte le strade in subbuglio. Quando qualcuno di questi mitragliamenti avviene di notte, pare di assistere veramente a una scena infernale. Il giorno dopo, i giornali: < Ieri sera tardi in
Via..... due pregiudicati vennero alle mani con molta
violenza. Per dividere i contendenti e per richiamare l'attenzione della polizia fu tirato dalle finestre e dalla strada un conveniente numero di colpi di revolver. — » Anche nel tirare quei colpi ci si porta un' idea di cavalleria e di bravura. E più uno è bravaccio, e più ne tira.
I veri delitti di sangue non sono frequenti, ma quando avvengono, hanno carattere feroce. Due terribili delitti avvennero durante la mia permanenza a Palermo : F uccisione di Notarbartolo, che poi interessò e appassionò tutti in Italia, e l'uccisione d'un Ministro della Gasa Reale, di cui non ricordo bene il nome, ma aveva la desinenza dalmata in vich. Una sera dell'estate del 1892, mentre desinavamo io ed altri colleghi alla trattoria del Rebecchino in Piazza del Duomo, si sparge improvvisamente la voce che li vicino, in Piazza Vittoria, avevano assassinato il Ministro della Casa Reale. Accorremmo. Il ferito era già stato portato moribondo all'ospedale e l'unico segno di quel che era accaduto era una larga