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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto!
pozzanghera di sangue nel mezzo della strada e un buco che una palla aveva scavato nel muro dell'edificio accanto, il quale era il Seminario. Poco prima passava di lì in carrozza il Ministro, per recarsi alla passeggiata del Foro Umberto, allora Foro Italico, insieme con la moglie e il figlio di 10 o 12 anni. A un tratto un uomo si avanzò dalla linea degli alberi che fiancheggiano la piazza, e rincorrendo la carrozza cominciò a tirare revolverate da orbo al -Ministro. Il Ministro gridava all'assassino, ferma ferma: ma invece di fermarsi l'assassino si fermò il cocchiere. Questo dette agio all'omicida di raddoppiare i suoi colpi e di prender meglio la mira. Disperato il Ministro, abbandonò la carrozza, forse con l'intenzione di disarmare il suo nemico, ma cadde carponi. Allora un ultimo colpo lo ferì alla schiena e gli forò in quindici punti l'intestino. A nulla valsero gli urli della moglie per impietosire l'assassino, egli non lasciò la sua preda se non quando s'accorse che non c'era più scampo per lui. Nella fùria delle revolverate una palla ferì gravemente al ginocchio il giovine figliuolo del Ministro. E il povero Ministro morì, serbando intera la conoscenza, uno o due giorni dopo all'ospedale, dove era stato subito trasportato con quella stessa carrozza che doveva servire alla fresca passeggiata estiva lungo il mare. |