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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   stesso treno, ma in uno scompartimento di terza, classe. In questo viaggiar diviso dal servitore ci si vede il siciliano, che teme sempre di perdere il suo decoro e la sua dignità; ma la compagnia del servitore si rese, così, inutile e fu possibile Tassassimo. La sera verso, credo le 9, la moglie e la figliuola giovinetta attendevano con la carrozza il loro congiunto alla stazione di Palermo. Arrivò il treno e poco dopo venne fuori il servitore che non riuscendo a trovare il padrone, credette che sollecito l'avesse preceduto senza che egli se ne avvedesse. La signora e la signorina ansiose domandarono notizie. Il servitore non seppe dir altro che il padrone era partito insieme con luì e die non l'aveva mai visto durante il viaggio. Attesero anco» pensando che si fosse fermato a parlare con qualcuno in stazione, ma egli non appariva. Allora supposero che fosse rimasto in qualche stazione intermedia, dove forse era sceso per qualche bisogno ed aveva perduto il treno. Telegrafarono a tutte quelle stazioni; ma il Notarbartok» non c'era. Finalmente pensarono ad esaminar bene lo scompartimento di prima classe dove egli era montato. Le tracce del delitto erano evidenti: chiazze di sangue da per tutto, le trine e i cuscini forati, stracciati dai colpi, fino la rete dei bagagli era in parte strappata. Si capi che il Notarbartolo ferito a morte, ma non ucciso ancora, aveva ingaggiato una lotta feroce coi suoi assassini per non farsi gittare giù dal treno; e certo il suo ultimo disperato tentativo era stato di aggrapparsi alla rete. Fu telegrafato perchè si facessero ricerche lungo la linea; e il misero corpo, straziato dai colpi, fu trovato sulla strada ferrata, presso la testa di un ponte, in maniche di camicia, con le mani tutte affettate e tagliuzzate dalla lama del pugnale che egli* per tentare di salvarsi, aveva inutilmente afferrato