più volte. Allo stomaco aveva il terribile colpo $ grazia che l'assassino siciliano suol dare alla sua vittima: si tira il colpo e poi si fa girare circolarmente il pugnale dentro la ferita. Dalle ferite risultò che gli assassini erano due, ma non si seppe mai nulla di sicuro. Molte cose si dissero, molti nomi si fecero a bassa voce, ma la verità non s'è potuta e non si è voluta mai conoscere intera. Tutti per altro convenivano in questo che il carattere duro e severo, di antica severità e durezza e incapace di piegarsi a favóri o indulgenze, gli avevano procurato molti nemici, i quali o per timore che fossero rivelate le irregolarità da essi commesse (poiché il Notarbartolo era un peno grosso in una Banca) o irritati dalla resistenza di quella onestà incrollabile potevano aver desiderato la sua fine.
Nè il processo illuminò la via per scoprire il colpevole o meglio i colpevoli, anzi si può dire che giovasse ad essi, riuscendo a meglio confondere e ingarbugliare la matassa.
Spesso accade in Sicilia che i delitti rimangono impuniti non solo perchè sanno prepararli ed eseguirli con astuzia inarrivabile, ma anche perchè i testimoni e gli stessi danneggiati spesso non parlano o ; per timore di feroci rappresaglie o per spirito di solidarietà maffiosa ovvero per omertà. Questo vocabolo d'origine oscura (alcuni credono che derivi da homo, uomo, quasi importasse far l'uomo, comportarsi da uomo) è dato alla condotta di chi ferito o danneggiato in qualsiasi maniera nella propria persona o in quella dei suoi, non rivela, pur conoscendolo, il nome del colpevole, per poterai quando che sia, far giustizia da sè.
I siciliani .non sono inclinati alla vendetta alla maniera sarda: alla vendetta cioè che si trasmette nella fa-