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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   esami, uè ssSb. mi» sede ordinaria, ossia a Palermo, né a Monreale nella scuola det Smimàrìo tenuta dai finiti, dove sono asdato due volte come Commisaario di esami. Solo» a Monreale, una volta pe« mancò ehe l'aaiozia degli scolari non riuscisse a imbroglimi II giorno? del eomponinenio d'italiano io assistevo eoo irato d'occhi ed ero convinto che tolto procedesse bene. A u» tratto vidi «nò studenie die si toccò H lato destro delle giac* chetta, come per verificare se quel eh& ci doveva anera c'era. Io mi man all'erta e fissai lo studente. Mi parve che quel mio sguardo lo mettesse in qualche imbarazzo. Il mio sospetto crebbe, mi avvicinai allo studente e gli diasi di aprire k giacchetta dalla parte che egli aveva toccata. Lo studente, confuso, non voleva, ma alle mie insistenze imperiose apri, e che vidi? C'era nascosto un lungo rotolino di carta contorto e legato bene con un filo-: una specie di strano razzo; io lo presi, ^ma dico la verità ebbi qualche sospetto che potesse esplodere, specialmente perchè conoscevo il tiro ginocato a quel professore di latino e greco di cui ho parlato avanti» Ma non ostante i miei dubbii svolsi il filo e vidi che il lungo rotolino era composto di tanti svolgimenti del tema da me dato quanti erano gli alunni die davano l'esame. Cascai dalle nuvole. Io avevo sempre assistito con la massima attenzione, non m'ero distratto mai neppure un solo momento, il tema l'avevo dato io e non l'avevo comunicato a nessuno; come avevano fatto a conoscerlo fuori della sala degli esami? perchè era evidente che quegli svolgimenti venivano dal di fuori. E come avevano fatto, anche conoscendo il tema, a far entrare quei lavori nella sala degli esami? Chi li aveva portati, chi li aveva gettati, doV erano passati? Confesso che per quanta! pesassi e ripensassi non venivo a capo di nulla.