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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   finestretta dello stanzino, che rispondeva sulla stessa terrazza dove io mi trovavo, mi giunse un rumore, appena percettibile, come di vespa che camminasse sulla carta. Guardo verso la piccola finestra che io vedevo di sbieco ed ecco sul suo davanzale avanzarsi un pezzettino di carta. Lo studente che lo spingeva dall'interno dello stanzino non pensava che io fossi proprio sulla terrazza. Non feci altro che allungare delicatamente due dita e prendere il tema che era diretto a qualche chierico che aspettava nel sottostante giardino. Ma il povero chierico ebbe un beli'aspettare.
   Questa nuova vittoria mi dette una straordinaria reputazione di scaltrezza tra gli studenti maliziosi e birichini del Seminario di Monreale, e all' esame di greco del terzo giorno non tentarono altre marachelle. 0 forse, potrebbe darsi anche questo, proprio in quel giorno m'imbrogliarono più che mai.
   Non ebbi dunque a Palermo nessuna vera noia da parte degli studenti. Vinte col sorriso e col bromuro le difficoltà dei primi giorni, io, tutto considerato, potevo dire di trovarmi in un letto di rose, soprattutto per la viva affezione e per il rispetto di cui mi circondavano i miei discepoli. £ neppure dei colleghi potevo lamentarmi. Non mancava qualche figura portata su dalle elezioni politiche e dall'influenza dei deputati, potentissima in Sicilia, come nelle isole in genere, che il governo ama naturalmente di tenersi care. Ma v'erano anche tra i professori nativi del luogo dei bravi maestri e dei veri galantuomini, non nel senso meridionale che vale « signore », ma in quello toscano o italiano. Tra i galantuomini meritava uno dei primi posti Eliodoro Lombardi, poeta che s'era acquistato una caia fama, e non solo in Sicilia, nel periodo del risorgimento, soprattutto come improvvisa-