Stai consultando: 'Colledara - aggiuntovi: Da Colledara a Firenze', Fedele Romani

   

Pagina (318/336)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (318/336)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   sioni si facevano scommesse e alla maniera degli ufficiali si pagavano bottiglie, e questo non era salutare nè per la tasca nè per lo stomaco.
   In queste serate di trattoria io mi divertivo molto a discorrere con un signore che mangiava alla nostra stessa tavola, il quale senza essere, come si suol dire, filosofo di professione, aveva mente singolarmente filosofica e leggeva molti libri di filosofia. Egli non diceva forse cose del tutto nuove, ma sapeva dar loro una forma che era o pareva nuova e personale, e suscitava in me un vivo interesse. Io ora non saprei ripetere tutto quello che egli dicesse; ma ricordo ancora bene qualche cosa: per esempio come egli si rendeva ragione del concetto dell'infinità del tempo e del luogo, che siamo costretti ad ammetterla pur senza comprenderla. Io non dico, sono press'a poco le sue parole, come molti hanno detto e dicono: io creo il mondo esterno, ma io stesso sono il mondo esterno: il mondo sono io: l'universo mi appare infinito perchè esso non è altro che il mio cervello nelle sue molteplici e svariate funzioni, e, poiché l'autocoscienza si accende nel mio cervello stesso, è naturale che la coscienza non possa abbracciare sè stessa e comprendersi e si concepisca da sè come infinita. Ogni circolo è infinito per il suo centro.
   A chi diceva che tra gli animali più intelligenti e l'uomo rimane pur sempre un abisso che non si può colmare, soleva rispondere che ogni specie crede che tra sè e la specie più prossima ci sia un abisso che non si può colmare. Le specie, egli diceva, sono in questo come gli astri. Ogni astro si sente solo nell' universo e riunisce insieme come una cosa sola e colloca a grande distanza da sè tutti gli altri astri e dice: le stelle, come concetto opposto a quello che esso crede di rappresentare. Ma
   328