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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   questa come quella delle specie die si credono sole e lontane da tutte le altre è una manifesta illusione.
   Jion ^poteva sopportare l'opinione di quelli che ammettono animali inferiori e superiori, concezione secondo lui a noi dettata e a tutte le altre specie da quella che si potrebbe chiamare superbia di specie. Se si potesse domandare a un rospo, egli diceva, per chi credi tu che sia stato fiitto il mondo, al rospo la domanda parrebbe così strana che sporgerebbe in fuori gli òcchi tondi e lucidi come due punteruoli. E poi subito con la gran bocca darebbe in una risata irrefrenabile, che lo costrin-r gerebbe a reggersi con tutte e due le mani la gran ventraia giallastra. E quando finalmente sarebbe capace di formular le parole: — E per chi vuoi, — risponderebbe.
   — per chi vuoi che sia stato fatto se non per il rospo?
   — Non credi tu che sia stato fatto per l'uomo? — L'uomo! E chi è l'uomo? — E qui un'altra gran risata del rospo. — Non lo conosci? Non hai mai avuto una sorella, un fratello, un figliuolo infilzato dall'uomo con ima canna dal polo antartico al polo artico rospesco e piantato vivo lungo la via o in mezzo i campi? — Sì, pur troppo, sì, li ha avuti Ma ho sempre pensato che chi era capace di commettere una simile azione fosse non dico uguale o superiore al rospo, essere privilegiato e prediletto dal Re dell'universo, ma la più bestia tra le bestie che inridiano l'alta nostra condizione e sono a tanta distanza da noi. — Io m'interessavo molto a questi pensieri, a queste storielle filosofiche, soprattutto per la maniera gustosa e divertente e per l'accento di sincerità e di convinzione con cui erano esposte.
   Per consiglio di questo mio amico lessi la maravi-gliosa opera dello Schopenhauer: E mondo considerato come volontà e come fenomeno, ma io, ancora più che a