di queste tre sedi: Pisa, Brescia, Firenze. Io al nome di Firenze sentii aprìrmisi 11 cuore e risposi : — 0 Firenze o resto a Palermo. — Nuova lettera del Chiarini: — À Firenze è impossibile. — E allora pensai: — Perchè me l'hanno messa tra ie residenze possibili e hanno turbato la mia pace? — E, imbronciato, non scrissi più. Questo mio silenzio dovè giovarmi. Dopo pochi giorni, nuova lettera di Chiarini: pareva un giuoco di ragazzi: — Forse Ella andrà a Firenze. —. Era, considerata la timidezza abituale e le riserve del linguaggio burocratico, come dire: — Andrai certamente a Firenze. — E non ebbi più dubbio alcuno che ci sarei andato, come infatti avvenne alla fine di settembre 1893.
Potete immaginare la contentezza dei miei parenti, e soprattutto di mia madre, quando, tornato io negli Abruzzi per le vacanze, detti loro la notizia del mio trasferimento. Con l'andata a Firenze pareva volesse aver fine il periodo dalla mia proscrizione in paesi troppo lontani perchè, per quelli die ancora non Io sapessero, l'Abruzzo è nel centro d'Italia e dista da Firenze la terza parte di quel die dista dalla Calabria, e non dico poi nulla della Sicilia. Pur troppo non era riservato a mia madre di godere a lungo della consolazione di avermi più vidno e in eosì bella residenza, perchè dopo pochi mesi morì ad Aquila in casa di un mio fratello, dove ella si era reeata per aver più facile assistenza e aiuto di medici e di medicine in alcuni gravi disturbi della sua salute.
Essa morì il 23 marzo del 1894, la sera di Giovedì Santo, e io che ero andato ad Aquila per far la Pasqua insieme con lei e con mio fratello, senza saper nulla dell' improvviso peggioramento, la trovai che non parlava più e aveva gli occhi chiusi e non mi riconobbe. E av-