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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   vicinando io la mia bocca alla sua per baciarla, essa voltava il viso dall'altra parte, forse perchè si sentiva mancare il respiro. Spirò la sera dopo del mio arrivo.
   Prima di andare a Firenze, alla fine di settembre del 1893, mi recai a passare alcuni giorni a Colledara, nel mio villaggio nativo, e là, proprio la sera precedente al giorno fissato alla mia partenza per la nuova sede, fui testimonio d'un fatto così terribile che forse a me non era mai accaduto di vederne un altro consimile. In casa eravamo solamente io, mia cognata e una donna di servizio; ma mia cognata era indisposta e giaceva in letto: le faceva compagnia in camera la donna. Erano passate le ventiquattro e io me ne stavo solo seduto in cucina. Le nostre cucine sono molto grandi e pulite e sono divise dall'acquaio, che suol essere in una stanzetta vicina. La cucina è il vero salotto della famiglia, e là le persone di casa si ritrovano spesso insieme e sogliono passare molta parte del loro tempo. Me ne stavo io dunque seduto tranquillamente in cucina, quando dalla parte più bassa del villaggio dove era la casa di alcuni nostri parenti dell'istesso nostro casato, mi giunse un terribile improvviso, rimbombo, simile allo scoppio di quattro granate: il rimbombo si ripercosse con lugubre eco nella facciata della nostra casa che tremò tutta. Al cupo terribile scoppio seguì un gran fracasso di vetri infranti e un grido. Poi silenzio. Io mi levai in piedi spaventato e sconvolto, indovinando una grande sventura. Corsi ad affacciarmi alla porta della camera di mia cognata e le dissi in fretta con parola agitata: — Qualche terribile fatto dev'essere accaduto in casa dei nostri parenti. Corro a vedere. — Trovai in strada, davanti alla sua casa, la moglie d'uno dei due fratelli che vivevano insieme in una sola famiglia: l'altro era scapolo. Questa signora mi