Arrivò un medico e cercò di aiutare come potè quelle misere carni straziate, quelle carni poco prima così sane e robuste: lo sventurato non avea che ventott'annL Ma egli non invocava i rimedii: egli invocava la morte: la morte rinnovellatrice.
Stetti fino all'alba in quella camera dell'angoscia e del martirio. All'alba egli cadde in un profondo torpore; e io allora mi allontanai, con la mente piena di quelle atroci immagini e mi disposi a partire per Firenze. Seppi in seguito da mio fratello Achille, die abita a CoUedara e vi esercita la professione di notaio, che il disgraziato Vincenzo Romani visse ancora tre o quattro giorni tra moffaKfo tarmanti, e per le bruciature m sè e per i rimedii a eoi credettero di dover ricorrere i medici. Il giorno avanti di morire egli mostrò il desiderio di rimana solo con mio fratello. Siccome mio fratello era, come ho detto, notaio, tatti credettero che il morente volesse chiedere il suo consiglio per qualche disposizione testamentaria, e senz'altro si ritirarono. Quando si vide solo con mio fratello, Vincenzo gli fece cenno di accostarsi al suo letto, e con voce affannosa e bassa, come di chi comunica un grave segreto, — Achille, — gli disse, — tu hai un pozzo di acqua nel tal campo (il pozzo esisteva veramente in un campo di mio fratello, prossimo a CoUedara), fammi un piacere: legami con una fune e calami in quel pozzo fino al collo. Se non ci potrò resistere, ti farò un segnale e tu mi ritirerai: e se non farò segnale alcuno, lasciami stare, lasciami stare, lasciamici stare.... Con non posso resistere, così non posso resistere— — Forse cominciava il delirio dell'agonia. Mio fratello cercò d'acquietarlo con qualche buona parola.
Nel momento della morie mandò un lungo profondo, lugubre gemito che pareva riunisse in sè tutto il dolore,