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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   matita fuori della finestra e smettere una buona volta. — n libro del Viani è anch'esso un libro pedantesco; ma al tempo in cui fu stampato poteva parere ispirato a sentimenti della più ardita ribellione. E il povero maestro che non s'era ancora accorto, dopo tanti anni d'insegnamento, che oltre alle parole c'erano al mondo le idee, c'era al mondo l'arte, è naturale che gli paresse che l'arte del maestro avesse fatto bancarotta. Ma egli non s'era accorto neppure di questo, che oltre ai francesismi, sua terribile preoccupazione, c'erano mille altri spropositi di lingua, d'ogni genere, che i giovani possono commettere. Io invece non m'affliggerò neppure il giorno che non ci saranno più nè solecismi, nè provincialismi, nè arcaismi, nè barbarismi e che tutte le parole e i modi si potranno dire e usare, sicuro che non verrà mai il giorno che sarà ufficialmente permesso di dire delle sciocchezze, delle incongruenze e di mancar di rispetto alla logica.
   La mancanza di pedanteria non si limita in me alla lingua, ma si estende alle idee, a ogni ordine di idee. Io non desidero che gli scolari pensino e sentano come me. Allora addio individualità. Io cerco al contrario di far sviluppare nei giovani i germi dell'individualità e, dentro i confini della convenienza imposti dalla scuola e dal buon senso, permetto agli scolari di pensare come vogliono. Solo desidero ch'essi siano sinceramente convinti di quel che dicono e non parlino per seguire un andazzo, per darsi l'aria di questo o di quest'altro. Guerra dichiarata ai ritornelli.
   I primi giorni della mia dimora a Firenze io mi godevo ad aggirarmi solo per le vie della città, rivedendo e riammirando i monumenti già altre volte visti ed ammirati; e non soltanto con loro io avevo intimi e fami-