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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
Francesco Savini
Forzani e C., 1895, pagine 612

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Discorso preliminare.
   quella del nostro, ve n' ha altre particolari assai notevoli e che anzi destano vivo interesse in chi le vada esaminando. Proviamoci dunque qui ad esporle:
   II territorio teramano, posto ai confini dell' antico regno, e quindi a contatto della parte più culla d'Italia, merita per ciò solo 1' attenzione dello storico, la quale ancor più si risveglia quando ei consideri che esso territorio fu, come si sa e in questo scritto si dimostra, per lunghissima stagione, dai tempi romani ed anzi preromani (i), fino al secolo xn, porzione del Piceno. Quindi i legami storici, giuridici, economici, agricoli, filologici, folklorici (passi la barbara voce) e via dicendo fra esso
   (i) Difatti appunto in questi giorni (ottobre 1894) gli scavi che si fanno a Tortoreto'per consiglio del eh. prof. Brizio e le tracce delle capanne e dei sepolcri, che vi si rinvengono e che appaiono in tutto simili a quelli noti di Novilara nel Pesarese, mostrano che uno stesso popolo abitava quivi e fra noi, e quindi che il Piceno anche ne' tempi preromani si stendeva di qua dal Tronto. È pur qui il luogo di notare che quegli oggetti di bronzo (armille, armi, ecc.), che si trovano nelle necropoli de' nostri primi abitatori piceni, e che i recenti studii, scorgendoli di fattura superiore alla costoro civiltà, fanno provenire per marittima importazione dalla Grecia e dall'Asia minore, attribuivansi per lo innanzi, come ogni altro oggetto non romano, ali' arte degli etruschi coloni. Ciò era conforme alla costante e perciò non disprezzabile tradizione pur da Plinio riferita e qui più innanzi (cap. iv, § 6) citata, che fra i principali co-lonizzator! delle nostre contrade fossero stati gli Etruschi. Ora però che si vuole ogni cosa sia frutto della propria osservazione e che si rigetta ogni tradizione non appoggiata ai monumenti, quella delle colonie etrusche, di cui mancano le tracce al di qua dell'Emilia sulle nostre terre adriatiche, viene abbandonata Cosi pure, per effetto di questa dottrina, davvero troppo assoluta, certi moderni eruditi, pel difetto che bassi di corrispondenti monumenti, non si occupano della quistione, pur da noi discussa in queste pagine (cap. iv, § 3), se, cioè, i Piceni fossero stati di stirpe etèo-pelasgica o di altra ; ma si tengono paghi a studiare i nostri primi abitatori con tutti quegli elementi con cui ci si presentano negli avanzi delle loro abitazioni e delle loro necropoli. Tutt' al più li reputano della stirpe de' Siculi, affini ai Liguri, per 1' identità de' sepolcri di questi due popoli e di quelli de' Piceni. Meno male che qui la tradizione, più avanti riferita (cap. iv, § 6), va d'accordo co' monumenti! Inoltre, soggiungeremo, l'abbondanza degli ornamenti d' ambra, trovati nelle nostre tombe, da Novilara a Tortoreto, fa giustamente stimare questa materia prodotto locale e propriamente dalla resina de' pini, la cui vegetazione è stata sempre viva tra noi. Di qui perciò la pece, pix, che, per entrare un po' nel campo dell'etimologia, potette dare il nomj al Piceno. Tutto ciò si sarebbe dovuto dire al proprio luogo, ciot al capo iv (55 3 e 4), ma si espone qui, per mancare ora 1' agio di più farlo al detto luogo.

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