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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
Francesco Savini
Forzani e C., 1895, pagine 612

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Discorso preliminare. XV
   al nostro nella vita della libertà. Per Atri, esempio assai meno noto del precedente, bassi un caso analogo al teramano, ma la libertà comunale di quella città nacque non per proprio impulso, siccome a Teramo nel 1207, ma nel 1251 per concessione del legato papale Capocci, liberalissimo verso Atri in ogni cosa, tanto da esserne reputato cittadino (i), e vi ebbe vita brevissima. Dopo la famosa libertà aquilana, resta dunque la teramana la più notabile, sebbene non così nota, nel regno. Altro lato considerevole della medesima è la natura democratica della costituzione municipale della città, serbatasi costantemente, fino al secolo xvi, quando la forma oligarchica prevalse in ogni luogo d'Italia, come ampiamente dimostrasi in questo scritto (2). E tale natura democratica, che informò sempre le leggi dei Teramani, era certo insita negli animi loro e tanto che ne costituisce un altro lato importante nella storia, quello cioè della loro costante e infine vittoriosa resistenza ad ogni signoria privata o feudale. Ma di ciò più innanzi.
   Certo dopo l'epoca gloriosa della libertà comunale, l'interesse pei nostri fatti cittadini deve diminuire ; non pertanto nel successivo periodo, qui chiamato semi-libero (1292-1388), lo stesso stato di transizione fra la libertà e la semi-libertà ha la sua importanza storica, ed il fenomeno, che più vi appare, è la lotta fortunata, dopo la perdita del podestà, per ottenere il giudice municipale forestiero al regno.
   Il periodo seguente (1388-1507), qui detto delle fazioni e delle signorie per lo strazio triste e longevo che esse fecero della nostra misera terra, segna i moti convulsi della vita comunale, che dibattevasi ora fra le strette delle tirannidi paesane e forestiere ed ora fra le crudeli vicende delle parti; fatti pur troppo allora
   (1) Cf. FR. SAVINI, Sulla vera patria ad cara. Pietro Capocci, in Archivio storico italiano di Firenze; an. 1894, t. XIII; ove si dimostra coi documenti originali dell'archivio Vaticano essere stata Roma e non Atri la patria del Capocci.
   (2) V. innanzi cap. xn, § 15; xv, 16; xix, i.

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