o Parte I - Prolegomeni alla storia del comune teramana.
13. Non diversa dalla precedente è l'opinione del Flegler(i), che scrive: « L'Italia incominciò a rivivere con la stessa varietà « di forme politiche con cui entrò nella storia, le sue vicende « sono una continua vittoria della coltura sulla barbarie ».
14. L'Emiliani-Giudici (2) considera i comuni italiani quali « forme politiche antichissime, le quali, tra le procelle delle bar-« bariche invasioni, serbarono le reliquie della sapienza civile dei « Romani, a guisa di seme, che fecondato creò, svolse e diffuse « il nuovo incivilimento per tutto l'universo » (3); e pone le prime fondamenta dei comuni nei collegi degli scabini o giudici, che intorno al secolo x e durante le lotte tra cittadini, vescovi e conti, governavano le città con autorità indipendente (4). In quanto poi alle vere origini ed alla natura de' nostri comuni 1' Emiliani soggiunge: « Da tutte le indagini,fatte sinora, da tutti i documenti « raccolti e scrupolosamente studiati si ricava soltanto che lo eman-« ciparsi delle città non fu una rivoluzione politica contro il potere « regio, ma una rivoluzione sociale contro la feudalità.. . Siffatto « movimento in tutta l'Italia, e massime nelle contrade setten-« trionali, si manifestò universalmente verso il secolo undecimo » (5).
15. Il Cantu (6'), facendo a sua volta nascere il comune italiano in generale dalle lotte dei poteri e delle classi medioevali e dalla coscienza dei propri diritti nel popolo (7), attribuisce più peculiarmente l'origine del medesimo al «movimento che nel sete colo x disciolse ogni nodo sociale alquanto esteso, ogni cen-« trale potestà, per lasciar solo associazioni limitatissirne e poteri « meramente locali ». Ottone I incoraggiò tal movimento col rendere le città immuni dall'oppressione feudale. La gente bassa, soggiunge egli (8), assorgendo col favore dei re e con la propria coltura, con l'industria e col commercio ai più importanti pubblici uffizi, « diventa un ordine, la ricchezza mobile si erige a fianco della « fondiaria, e la feudalità, che dianzi era la società intera, si re-« stringe a sola la nobiltà, rimanendo cosi composti i comuni ».
(1) FLEGLER, Das Kónigreich Jer Longo\>arAtn in Jlalien, Leipzig, 1851.
(2) EMILIANI-GIUDICI, Storia dei comuni italiani, Firenze, 1864-66, voi. III.
(3) EMILIANI-GIUDICI, op. cit. Prefaz., p. 3.
(4) EMILIANI-GIUDICI, op. cit., lib. I, § 36, p. 91.
(5) EMILIANI-GIUDICI, op. cit., lib. I, 5 44, P- io>.
(6) CANTÒ, Storia universale, voi. I, p. 28, nona ediz. torinese (Discorso preliminare).
(7) CANTÙ, op. cit., voi. Ili, lib. XI, cap. XVH, p. 318.
(8) CANTÙ, op. e loc. cit., p. 435.