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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
Francesco Savini
Forzani e C., 1895, pagine 612

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   cipale, esamina le condizioni della civitas longobarda, degli ari-manni, cioè dei liberi possidenti formanti poscia il ceto dei cittadini contrapposto e quindi legato per conferimento di feudi e di uffici a quello militare e feudale, e da ultimo la fusione nel secolo x di dette classi, feconda delle maggiori conseguenze. Da tutti questi elementi trae lo Hegel la /orinazione dei nuovi comuni (i), e conchiude in questo modo: « La costituzione comu-« naie delle città italiane appare meglio che una reliquia di anti-« che rovine, una instituzione del tutto nuova. Si utilizzarono « bensì alcuni avanzi del passato... servendo le loro significan-« rissime memorie come di ornamento » (2). Statuendo quindi la differenza tra questa costituzione e l'ordinamento municipale del-1' impero romano, dice che quest'ultimo « posava ... sopra un'ari-« stocrazia ereditaria di proprietari fondiarii, la quale era contenuta « entro limiti esattamente definiti dall'alta organizzazione politica « dell'Impero, e mentre serviva precipuamente all'amministrazione « delle finanze pel consolidamento e per la sicurezza dei redditi « dell'imposta, volgeva in pari tempo ad inevitabile decadenza. « All'incontro il libero governo municipale delle città nel medio « evo ebbe principio dall'aggregazione di nuovi e vitali elementi, « i quali, pieni d'impeto giovanile, cercando il loro equilibrio in-« terno, e volgendosi all'esterno col senso di libertà che le anice mava, corroborarono la loro potenza creatrice anche nella pro-« duzione di forme proprie di una costituzione corrispondente ai « nuovi bisogni » (3). Nega egli perciò, che in questa formazione siavi -stata veruna immediata e non interrotta tradizione e afferma che la nuova forma di vita politica non fu un ripristinamento, « ma quasi una nuova costruzione .sopra le rovine del passato » (4). 21. Facciamo ora luogo alla sentenza di un recente indagatore delle origini dei comuni d'Italia, Gabriele Rosa. Egli pensa che « a torto il municipio antico italico da molti si chiama mu-« nicipio romano. I Romani non instituirono, ma adottarono l'or-« dinamento municipale, il quale forma il distintivo più caratte-« ristico della più antica civiltà italiana littorale importata da « popolazioni orientali e meridionali, già viventi in città con se-« nati e con principio politico federativo » (5).
   (1) HEGEL, op. cit., pp. 404-406 e 487.
   (2) HEGEL, op. cit., p. 498.
   (3) HEGEL, op. cit., p. 541.
   (4) HEGEL, op. cit., p. 542.
   (5) ROSA, Feudi e comuni, p. 103, Brescia, 1876.
   12 Parte I - Prolegomeni alla storia del comune teramano.

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