14 Parte I - Prolegomeni alla storia del comune teramano.
comunali de' commissari che per tal modo appaiono i primi propri rappresentanti e che, divenuti stabili, si chiamarono, sotto Enrico V (f 1125), consoli. Ed allora si chiuse il primo periodo del movimento cittadino.
24. Ma torniamo di nuovo ai nostri scrittori italiani, citando uno degli ultimi di essi e la sua sentenza; il professor Pasquale Del Giudice (i). « La conquista longobarda - scrive egli - di-« strusse la costituzione romana, ch'era rimasta immutata sotto « gli Eruli e i Goti, e portò in Italia gì' instituti pubblici e privati « del popolo germanico. Il diritto romano cedette innanzi ali' ir-« rompere e dilatarsi delle consuetudini e delle leggi nuove, ma « non cadde da ogni uso, e quantunque ecclissato da quelle spe-« cialmente sino al tempo di Liutprando, pure si mantenne e visse « entro breve cerchio nelle relazioni private e familiari dei vinti». Il diritto romano, ripreso poi vigore dopo gli editti longobardi, franchi e salici, fu visto « verso la fine delFundecimo secolo « contendere il primato al diritto straniero ». Quando poscia, alla venuta in Italia dell' imperatore Ottone I, cessarono le lotte ambiziose pel trono italiano, allora « si venne preparando quella rna-« ravigliosa compenetrazione degli elementi che dividevano il po-« polo italiano, nascenti dalla nazionalità, dalla nascita e dai ceti « diversi, dalla quale venne fuori il comune dell' Italia media e « superiore, che percosse non meno fieramente l'alto potere im-« periale che le istituzioni feudali » (2). « I comuni insomma -<; conchiude egli altrove - (3) sono stati per noi il terreno che ha <• prodotto e nutrito la vita nuova italiana, la quale pur portando « in sé i segni della discendenza romana e dell' innesto germanico, « possiede tuttavia un essere suo proprio, una individualità distinta, ' quale conviene ad un popolo moderno ».
25. Ma chiudiamo la schiera oramai larga degli scrittori, riferendo qui l'opinione del più recente, il professor Bertolini (4). Due furono, egli dice, i fattori del comune italiano: l'influenza della civiltà antica e la nuova coscienza acquistata dal popolo dei propri diritti, e, ponendo da banda le dottrine delle due scuole, italiana o romana, che vuole il comune nostro derivato dalle istituzioni romane e germanica, che lo suppone nato da quelle tedesche, egli lo fa provenire dalle lotte fra nobili e vassalli, nella
(1) DEL GIUDICE, Studii Ai storia e diritto, Milano, Hocpli, 1889, p. 151.
(2) DEL GIUDICE, op. cit., p. 354.
(3) DEL GIUDICE, op. cit., p. 82.
(4) BERTOLINI, Storia del Medio Evo, Milano, Treves, 1892, p. 435-