22 Parte I - Prolegomeni alla storia del comune teramano.
comuni a tempo degli Angioini fu la concessione (e sin dal regno di Carlo I) a molti baroni del mero e misto impero, attribuito per lo innanzi solo-ai giustizieri ed ai capitani regii, e la vendita dei feudi venuta in uso negli ultimi tempi di quei principi : di qui i grandi abusi dei baroni nel conferimento delle pene e la sempre più diminuita libertà dei comuni (i). Solo quasi libere dalla comune oppressione voglionsi riguardare le città demaniali degli Abruzzi, le quali godevano una più felice vita comunale, sia perché al confine del regno e quindi in maggior contatto con le città dell'Italia centrale, ove più prospere erano le condizioni municipali, e sia perché, in grazia appunto di questa posizione, erano più favorite dai re angioini. Fra tutte esse va segnalata Aquila, che, ricca d'industrie e di commerci, si reggeva con le poderose corporazioni artistiche simili a quelle celebri che resero sì prospera e potente la Firenze del medio evo : essa dette saggio della grandezza de' suoi ordini cittadini nel lungo e glorioso assedio nel 1424 sostenuto vittoriosamente contro il più valoroso condottiero del tempo, Braccio da Montone, fattosi indarno dichiarare signore di Aquila e che vi lasciò miseramente la vita (2).
5. I secoli frattanto si succedono e gli annali del regno ci mostrano le condizioni di questo sempre più miserevoli. Con l'entrar del quattrocento comincia a scorrere il quinto periodo comunale sotto la monarchia aragonese. Alfonso I, valoroso e fortunato conquistatore del regno, restrinse anch'esso a sua volta la libertà dei comuni non più accogliendoli ai generali parlamenti e gravandoli di perpetua colletta, mentre questa per lo innanzi e sin dai tempi normanni era soltanto straordinaria pe' bisogni guerreschi. Inoltre la sopraeminenza di Napoli sulle altre città del regno, affermata negli ultimi anni della dominazione angioina, si accrebbe tanto che essa, quasi a parte del regio potere, arrivò in seguito a rappresentare ne' parlamenti tutte le università del regno. Non pertanto il successore di Alfonso, Ferrante, il cui trono aveva fatto traballare la terribile congiura dei baroni, si mostrò più favorevole ai privilegi delle università ed esistono ancora molti diplomi di concessioni alle città, specialmente riguardanti la conferma del loro demanio e le guarentigie contro le continue oppressioni de' feu-datari (3). Non è qui da tacere che col regno di questo principe
(1) FARAGUA, op. cit., pp. fo-fy.
(2) FARAGLIA, op. cit., pp. 104-108. (}) FAKAGUA, op. cit., pp. 116 e 123.