20 Parte I — Prolegomeni.alla, storia..del comune;teramano.
CAPITOLO III.
Parallelo storico del comune teramano .con gli altri .d'Italia.
SOMMARIO: i.. Analogia del medesimo con gli altri italiani nel primo perìodo della sua storia fino al secolo xiv. — 2. Decadenza e inferiorità sua da questo tempo in poi. — 3. Cagioni fisiche e storiche di siffatta inferiorità. —-4. Modo in cui queste cause operarono sulla fortuna della nostra regione.
i. Abbiamo detto .finora,delle origini e della natura dei comuni italiani .in generale ed abbiamo pure esposto in breve le speciali condizioni di quelli del regno di Napoli, con qualche riguardo allo stato del comune teramano. Or siccome la storia di questo, posto in mezzo tra la regione, in cui più felici fiorirono le sorti delle città, e tra l'altra, in cui si infausta fu la fortuna dei municipii, ha relazione con quella dell'una e dell'altra, così ci sembra qui assai utile instituire uri parallelo storico tra i fatti del nostro comune e quelli degli altri d'Italia. A far meglio ciò distingueremo in essa storia due periodi: il primo che comprende i secoli dopo il mille (senza parlare delle epoche anteriori in cui prevalgono nella nostra città i conti ed i vescovi) insino a tutto il secolo xin e, sotto un certo rispetto, al xtv, durante il quale il nostro comune, fatta ragione della sua picciolezza e della sua posizione topografica, ha molta analogia con gli altri d'Italia. Il secondo periodo, che politicamente incomincia fin dalla metà del secolo xn, quando cioè fummo preda degli artigli normanni, municipalmente invece principia dalla fine del secolo xm, allorquando cessa tra noi il podestà, punto, a dir così, culminante della nostra vita municipale italiana : con questo periodo le sorti di noi Pretuzziani si staccano notabilmente da quelle degli Italiani del settentrione e del centro, giacché mentre per questi in detti secoli si compie il massimo svolgimento di quelle celebri repubbliche che riempirono di loro imprese le pagine della storia, per noi al contrario segue il soggettamento de' poveri comuni a quella monàrchia feudale, che a poco a poco spense nel regno ogni soffiò di vita municipale. Non si meravigli poi il lettore che noi poniamo la fine del primo