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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
Francesco Savini
Forzani e C., 1895, pagine 612

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   3 6 Parte II - II comune teramana, nell'evo antico.
   «della latina (i); ed inoltre molti de'più importanti riti religiosi « e civili dell'antica Roma ebbero veramente origine da quelli degli « Osci » (2). I Sabini poi, da essi derivati e progenitori dei Pre-tuzziani, son da tutti gli storici creduti, dopo i celebrati Etruschi, il maggior popolo d' Italia per severa virtù, per guerriero valore e per civile sapienza. La loro lingua, detta anche sabella, dovette essere l'anello di congiunzione tra l'umbrica e l'osca (3). Ad argomento di ciò possiamo addurre alcune epigrafi di scrittura osca o sabellica rinvenute nella nostra regione e massime un epitaffio' trovato in questi ultimi anni nel territorio di Sellante ed ora serbato nel museo nazionale di Napoli e che in una recente e dotta dissertazione (4) fu supposta di natura sabellica.
   2, Dopo i menzionati scrittori la questione delle origini dei varii popoli d'Italia, sebbene non si possa dirla ancora risoluta, pure ha fatto qualche passo innanzi mercé le ultime ricerche specialmente di natura monumentale e glottologica. Cosi gli studii linguistici hanno dimostrato la diversità della lingua umbra da quella dei finitimi Etruschi e provato invece l'affinità dell'umbro con l'osco, col sabellico e con l'antico latino sì da doversi considerare tre differenti dialetti d'una stessa famiglia; il che era srato intraveduto dal succitato Vannucci. Cosi pure lo studio dei monumenti dell'alta Siria, sede degli Etèi o Hethei, oggetto ai nostri giorni di molteplici ricerche storiche ed artistiche (5), e la comparazione loro con gli edifizii detti ciclopici o pelasgici della Grecia e dell'Italia, hanno dimostrato che uno stesso popolo ha abitato tutte le nominate contrade ed erettivi insieme gli stessi monumenti. Con ciò sarebbe quasi sciolta l'eterna questione sulla stirpe e sulla provenienza dei Pelasgi di Grecia e d'Italia, che ci apparirebbero quindi della grande famiglia chamitica, o hamitica che sia, e fra
   (1) A prova di ciò si adduce che la plebe romana intendeva le favole stellane recitate in osco.
   (2) FEST. in Oscum et alibi.
   O) VANNUCCI, op. cit., voi. I, p. 488.
   (4) GUIDOBALDI, Su di una iscrif. arcaica della lapide di Sellante, Torino, 1876» in-4. Fu essa pure pubblicata dal BARNABEI nel Bullettino Ist. arch. di Roma, an. 1876, p. 57.
   (5) Cf. G. PERROT, Méntoires d'archeologie, d'tpigraphie et d' histoire. IV. L'art de l'Asie mineure, ses origine:, son infliunce, Paris, Didier, 1^75, in-8.
   WRIGHT, The empire of thè Hillites, seconda ediz., in fine, ove dal RYLANDS si descrivono le iscrizioni di Karkemisch, antica capitale degli Etèi. SAYCE, The Monum, of Hittites nelle Transaclions, voi. VII, 1882.

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